Roma, 22 lug. (askanews) – Avanza a passo veloce in Parlamento la riforma della giustizia costituzionale che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pm. Oggi il ddl Meloni-Nordio ha ottenuto il semaforo verde dall’aula del Senato, secondo passaggio parlamentare (dopo l’approvazione a fine gennaio scorso alla Camera dei deputati) dei quattro previsti per le riforme costituzionali. Il provvedimento ha ottenuto 106 ‘sì’, 61 ‘no’, 11 astensioni.
Subito dopo il voto, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha parlato di riforma “epocale”. Con il voto di oggi “ho realizzato una mia aspirazione: dal 1995, da quando ho scritto il primo libro sulla giustizia, da magistrato, ci credevo fermamente”, ha ricordato il numero uno di via Arenula sottolineando che si tratta di “un passo molto importante verso l’indipendenza della magistratura da sé stessa, dalle sue correnti, attraverso la rimodulazione del Csm”.
Per Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, “è un risultato storico che abbiamo perseguito con determinazione e impegno. Siamo fieri e orgogliosi di ciò che stiamo facendo perché nella nostra azione non c’è alcun intento punitivo, ma solo la volontà di dare ai cittadini una giustizia giusta e una magistratura libera, senza il peso del potere correntizio”.
Il voto sulla riforma della giustizia segna una “giornata storica”, ha detto il vice premier e segretario di FI, Antonio Tajani “Si realizza il sogno di Silvio Berlusconi. E’ una riforma al servizio dei cittadini, significa garantire un processo equo per tutti. E’ veramente un grande passo in avanti verso una democrazia più moderna. Ogni cittadino si sentirà più garantito quando entrerà in un’aula di tribunale”.
Anche per il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, si tratta di “una riforma storica che prevede anche la separazione delle carriere. Gli italiani ci hanno votato anche per questo. E noi passiamo dalle parole ai fatti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Tajani, il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri, che ha voluto dedicare questa riforma a Silvio Berlusconi. Per Forza Italia è “un grande successo, frutto della nostra determinazione e della nostra tenacia. E dell’impegno che Berlusconi ha profuso per anni, subendo una dura e ingiusta persecuzione che non dimenticheremo mai”.
Subito dopo l’approvazione del ddl, nell’aula di Palazzo Madama, i senatori di M5s, in segno di protesta, hanno sollevato cartelli per dire alla maggioranza di non portare avanti questa legge “in nome di Falcone e Borsellino, tirati in ballo dal centrodestra continuamente, in maniera impropria e offensiva nei confronti dei due simboli dell’antimafia”. Anche gli esponenti del Pd hanno protestato, mostrando in aula il testo della Costituzione capovolto.
Molto critico il presidente M5s, Giuseppe Conte, secondo il quale, con questa riforma si ottiene “una giustizia su misura per chi conta, per chi ha il potere in mano: ingiustizia è fatta”. Non solo ma si mette “il guinzaglio ai magistrati”, si proteggono “politici e potenti dall’azione dei tribunali” e si realizza “il sogno di Licio Gelli e della P2”. Per il presidente dei Cinquestelle “questa maggioranza ha in testa un disegno ben chiaro: i pubblici ministeri superpoliziotti sotto la sfera di influenza e di condizionamento del ministro della Giustizia di turno, meno garanzie per i cittadini comuni, più impunità per qualche potente privilegiato”.
Anche il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, ha attaccato il ddl Meloni-Nordio e “il modello di giustizia a cui questa destra guarda è quello della Polonia e dell’Ungheria, è quello del trumpismo, dove i giudici scomodi vengono puniti”. Questa riforma nasce da un’idea “illiberale del potere. Un potere che non accetta limiti, non riconosce contro poteri, non sopporta la critica. E che considera la giustizia non un potere terzo, ma un potere ausiliario dell’esecutivo”, ha detto ancora Boccia.
Per Nicola Fratoianni segretario di Sinistra italiana e deputato di Avs leggendo tra le righe di questo provvedimento emerge “a chiare lettere un attacco all’autonomia della magistratura, una volontà di subordinare i giudici al potere politico, e soprattutto una magistratura che sia sempre meno capace di effettuare il proprio mestiere”.
Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, ha sottolineato come “oggi sia stata scritta una brutta pagina ma non è finita: ci sono ancora alcuni passaggi parlamentari e poi il referendum. Toccherà agli italiani tutti fermare l’arroganza di chi è allergico alle regole e vuole piegare le istituzioni ai voleri di una parte, la propria, a destra. Non lo consentiremo”.
Da parte dell’Associazione nazionale magistrati è arrivato l’ennesimo campanello d’allarme. “La riforma costituzionale approvata oggi toglierà garanzie ai cittadini, questa è la nostra principale preoccupazione. Ed è chiaro che l’intento di questa riforma sia quello di avere una magistratura addomesticata e subalterna, che rinunci al proprio compito di controllo di legalità”.
Il ddl Meloni-Nordio tornerà dopo l’estate a Montecitorio e poi di nuovo al Senato per l’approvazione definitiva.
Il testo, non riuscendo ad ottenere l’approvazione dei due terzi del Parlamento, verrà sottoposto a un referendum confermativo che potrebbe tenersi nella tarda primavera del 2026.