Il delitto incredibile di Gemona del Friuli: una madre ha ucciso il proprio figlio soffocandolo con i lacci delle scarpe con l’aiuto della nuora, dopo averlo addormentato col narcotico nella limonata.
Poi le due donne hanno preso una accetta e hanno tagliato il cadavere in tre pezzi prima di buttarlo in un vecchio bidone in cantina e coprirlo di calce.
Ora le due donne, Lorena Venier, 61 anni e Mailyn Castro Monsalvo, 30 anni, sono in carcere, accusate di omicidio volontario.
“Sono stata io e so che ciò ho fatto è mostruoso” ha ammesso la madre.
“Mailyn è la figlia femmina che non ho mai avuto”. Sono queste le parole che ha detto agli investigatori Lorena Venier, la sessantunenne infermiera di Gemona del Friuli (Udine), mentre ammetteva di aver ucciso il figlio Alessandro Venier insieme alla compagna di lui. “Sono stata io e so che ciò ho fatto è mostruoso, ma era necessario”, ha spiegato venerdì mattina di fronte al magistrato che la stava interrogando.
“Mailyn era in pericolo di vita. Andare in Colombia la avrebbe esposta a rischi gravissimi, già vittima della violenza di Alessandro”
Nella cantina a Gemona del Friuli

Il cadavere dell’uomo, ucciso e fatto a pezzi con un’ascia, è stato trovato giovedì in un vecchio bidone sistemato nella cantina della casa in cui la vittima viveva con la compagna, la madre e la figlia nata da pochi mesi. Il corpo era stato ricoperto con la calce viva per nasconderne l’odore ed evitare che fosse visto.
Lorena e Mailyn Castro Monsalvo (30 anni), sono ora in carcere, accusate dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere. «Forse in questo legame eccezionale tra le due – ha fatto sapere l’avvocato difensore della donna, Giovanni De Nardo – può esserci la base e la spiegazione di ciò che è accaduto, anche se non intendo specificare altri particolari, che appartengono al segreto istruttorio».
Il movente: la paura
Il movente è abbastanza chiaro. La vittima, Alessandro Venier, di 35 anni, pare fosse un tipo violento, con precedenti che avevano portato a una condanna che avrebbe impedito il suo espatrio è che lui voleva evitare di scontare fuggendo all’estero. GInfatti Venier stava per partire per la Colomba con compagna e figlia. Aveva già comprato i biglietti dell’aereo.
Qualcosa però è andato storto, la sera di qualche giorno fa, venerdì 25 luglio. Venier entra nella villetta di via dei Lotti e si siede sul divano.
È scontroso con la madre Lorena e con la compagna Maylin. L’orrore ha inizio con un narcotico nella limonata. Così la cronaca di Alessandro Cesare sul Messaggero Veneto.
“La vita di Maylin era in pericolo”, confida Lorena Venier ai giudici. Ne è convinta, a tal punto da aver motivato così l’omicidio del figlio
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