Sull’agrivoltaico è il momento di scegliere

Agrivoltaico a Scalea, in Calabria

Tra bandi, progetti e difficoltà burocratiche l’Italia è di fronte a un bivio sull’agrivoltaico: rinunciare o rinnovare

di ALESSIO PINZONE, Ceo di ResFarm Srl

Il 28 maggio, “Il Sole 24 Ore” ha acceso i riflettori su un allarme lanciato dagli operatori dell’agrivoltaico avanzato: senza un intervento tempestivo da parte del governo e del GSE i progetti finanziati dal PNRR sono a rischio di perdere le somme erogate per la mancanza di tempo e per gli ostacoli del Secondary permitting. Regole, tempi e autorizzazioni sono incoerenti con la realtà degli impianti.

Tutto parte dal bando agrivoltaico avanzato: i risultati delle aste sono usciti lo scorso novembre: 540 progetti approvati, 1,5 GW di potenza autorizzata e 780 milioni di euro stanziati. Il bando prevedeva un incentivo del 40% a fondo perduto e una tariffa fissa per 20 anni: condizioni ideali per spingere l’innovazione. Sembrava un risultato estremamente positivo e gli operatori si sentivano fiduciosi di poter rispettare tutte le prescrizioni del GSE, a partire dalla connessione degli impianti entro giugno 2026.

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Nella fase successiva, gli operatori titolari degli impianti più grandi si sono dovuti scontrare con un Secondary permitting che si è rivelato un vero ostacolo. La burocrazia ha rallentato i processi autorizzativi per l’inizio dei lavori, e i processi di connessione alla rete elettrica hanno subito ritardi spesso non prevedibili, dovuti alle necessità degli enti di trasmissione. A mancare, secondo gli operatori, è stata una regia forte e chiara da parte dello stato, in grado di coordinare e agevolare le tempistiche per i progetti vincitori del bando.

Per questi motivi gli operatori si trovano in difficoltà a rispettare le dead line e chiedono una proroga dei termini: completamento lavori entro ottobre 2026 e connessione alla rete entro dicembre 2027, le stesse tempistiche delle CER. Ciò permetterebbe di salvare tutti i progetti del PNRR, facendoci diventare un modello nell’approccio all’agrivoltaico avanzato.

Una svolta di questo tipo darebbe maggior fiducia anche al mondo finanziario che si trova ad affrontare per la prima volta tematiche nuove, come quelle legate all’agricoltura. È emerso che le logiche e i linguaggi sono diversi. Questo bando, però, ha un grande merito: si traduce in un’occasione concreta per il mondo finanziario di approfondire tutte queste tematiche e di capire come occuparsene. Si tratta di un cambio di mentalità che i fondi PNRR hanno saputo agevolare, ma che ora richiede un passo ulteriore: una presa di coscienza in una visione condivisa del futuro.

I tempi stanno cambiando rapidamente: le tecnologie evolvono, i modelli di sviluppo si trasformano e anche il ruolo degli enti pubblici e di chi ha interessi privati in gioco deve adattarsi. In una fase come la transizione energetica, non è sufficiente replicare vecchi schemi, o farsi travolgere dalla burocrazia. Servono flessibilità, capacità di prevedere i trend futuri, confronti multidisciplinari e attenzione alle nuove tecnologie. È per ciò diventa fondamentale preservare e portare a termine tutti i progetti ammessi.

Rinunciare a questi progetti significherebbe perdere una delle più promettenti trasformazioni del nostro tempo in campo energetico e ambientale. Portarli a compimento in modo virtuoso, invece, posizionerebbe l’Italia tra i pionieri e i leader europei dell’agrivoltaico, con un sistema imprenditoriale e industriale capace di coniugare energia pulita, agricoltura e finanza in un linguaggio comune e con istituzioni allineate ai tempi che cambiano.  Un’occasione che non possiamo permetterci di sprecare.

L’articolo è tratto dalle pagine di QualEnergia di luglio/agosto 2025

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