
La Commissione è in attesa del dibattito fra Paesi per stabilire target al 2040. Per Germania e Italia è una decisione giusta. Pichetto Fratin: “Serve un chiaro indirizzo politico”. Intanto l’Australia dichiara -60% di emissioni entro il 2035
La Commissione Ambiente (Envi) del Parlamento europeo ha deciso di rinviare il voto sul target climatico al 2040 inizialmente previsto per il 23 settembre. La decisione è maturata a seguito dello slittamento del voto tra gli Stati membri Ue al Consiglio Ambiente di oggi: il Ppe in particolare preme perché l’Eurocamera adotti il mandato politico solo dopo l’adozione di quello degli Stati membri Ue. L’intenzione della commissione Envi è quella di mettere in agenda il voto nella settimana del 13-17 ottobre. Quindi prima del vertice Ue del 23 ottobre, in cui è prevista una discussione politica tra i leader Ue sul target.
“Sono ottimista, i processi politici non sono mai, o quasi mai, una linea retta ed è quello che vediamo anche in questo caso – così ha commentato Wopke Hoekstra, commissario Ue al clima, al suo arrivo al Consiglio Ambiente – Ma sono davvero fiducioso che nelle prossime due settimane riusciremo a risolvere la questione, sia a livello interno sull’obiettivo climatico al 2040 sia sull’aggiornamento degli obiettivi climatici al 2035 richiesti “dalla Cop30 di Belem”.
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La posizione dell’Italia
Il target climatico 2040 è un dossier che “non può essere affrontato senza un chiaro indirizzo” politico “dei leader Ue al Consiglio europeo”. Lo ha detto il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin in sessione pubblica al Consiglio Ue Ambiente sul target climatico al 2040, ringraziando la presidenza danese per aver rinviato il voto sul dossier previsto inizialmente nell’agenda della riunione odierna. “Su temi così importanti, che comprendono l’intera economia di ciascun Paese, è fondamentale che si esprimano i capi di Stato e di governo”, ha motivato. Il rinvio è stata una “decisione di grande responsabilità e rappresenta anche un forte segnale politico che riconosce la complessità e l’impatto strategico di questo dossier: spetta ai leader definire il livello di ambizione, così come tutte condizioni abilitanti e le necessarie flessibilità per i propri territori”, ha spiegato il ministro. “Senza queste premesse, gli Stati membri rischiano ancora una volta di trovarsi di fronte a obiettivi inapplicabili e a costi insostenibili per i propri cittadini e le proprie imprese”. Sulla transizione e l’utilizzo di biocarburanti, ha poi aggiunto: “Tutte le tecnologie che contribuiscono a ridurre le emissioni devono essere parte della soluzione: rinnovabili, nucleare, cattura e stoccaggio di carbonio, geotermia, idroelettrico, biocarburanti sostenibili. Chiudere la porta a intere filiere significa condannare l’Europa a rincorrere gli altri attori globali, perdendo competitività e leadership”.
La reazione della Germania
Della stessa opinione il sottosegretario di Stato tedesco per l’ambiente, Jochen Flasbarth: “È giusto che i capi di Stato e di governo vogliano discuterne” ha detto al Consiglio Ambiente. “La Germania sostiene l’obiettivo della Commissione europea di tagliare le emissioni del 90% al 2040 ma penso che sia un dossier molto importante che definirà la politica ambientale, climatica, ma anche industriale per l’Europa per i prossimi quindici anni. Non sono preoccupato: l’Ue ha sempre preso tutte le decisioni importanti su queste questioni dopo negoziati molto intensi“, ha aggiunto, sottolineando che “se la Commissione Ue” avesse presentato prima la proposta “saremmo in una situazione diversa”.
Il mondo verso la Cop30
Intanto, in Australia, il governo laburista ha annunciato l’obiettivo di riduzione delle emissioni. Tra il 62 e il 70% entro il 2035, descrivendolo come “il massimo livello di ambizione”. Per gli attivisti per il clima è al di sotto di quanto l’Australia dovrebbe fare per combattere il riscaldamento globale. Secondo il ministro per il cambiamento climatico Chris Bowen “Il nuovo obiettivo è coerente con il rapporto del 2021 dell’Intergovenmental Panel on Climate Change ed è in linea con quello globale di limitare l’aumento di temperature a 1,5 gradi, mentre un livello sopra il 70% rispetto al 2005 “non sarebbe ottenibile”.
Gli attivisti per il clima accusano il governo di “tradimento del pianeta” e sostengono che l’obiettivo di riferimento deve partire dal 75% per essere credibile, mentre per l’opposizione conservatrice la riduzione delle emissioni a cui il governo si è impegnato “distruggerebbe l’economia”.
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