
Secondo i dati Copernicus, sono state rilasciate 12,9 megatonnellate di carbonio, più del precedente record di 11,4 registrato nel 2003 e nel 2017. Il fattore determinante dell’aumento delle emissioni sono stati gli incendi boschivi nella Penisola Iberica a metà agosto
I mesi estivi (giugno-luglio-agosto) del 2025 sono stati caratterizzati da un‘intensa attività di incendi boschivi in Europa. In particolare, la penisola iberica ha subito incendi boschivi estremi durante il mese di agosto. Secondo l’analisi del Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus, le emissioni totali di carbonio stimate per l’Unione Europea e il Regno Unito, dalla fine di agosto e con la stagione degli incendi ancora in corso, sono le più elevate mai registrate nel dataset CAMS, che copre gli ultimi 23 anni. Oltre agli incendi boschivi, compreso il trasporto di fumo a lunga distanza dal Canada, l’inquinamento da ozono e le intrusioni di polveri sahariane hanno contribuito a rendere l’estate molto intensa per quanto riguarda il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico.
Sulla base dei dati, gli incendi boschivi verificatisi in Europa nel 2025 hanno rilasciato 12.9 megatonnellate di carbonio, superando il precedente record annuale di 11.4 megatonnellate registrato nel 2003 e raggiungendo le 17 megatonnellate di carbonio al 15 settembre.
Perché le emissioni sono state così intense in Europa?
Il principale fattore che ha determinato il significativo aumento delle emissioni dovute agli incendi boschivi in Europa sono stati gli incendi che hanno colpito la penisola iberica a metà agosto. Le emissioni totali nella regione, che fino all’inizio di agosto erano state inferiori alla media, hanno subito un drastico cambiamento in una sola settimana, con le emissioni dovute agli incendi in Spagna e Portogallo che hanno rappresentato circa i tre quarti del totale europeo. Turchia, Cipro e alcuni paesi balcanici hanno subito incendi di notevole entità all’inizio della stagione. L’attività degli incendi boschivi è proseguita con l’avanzare dell’estate e, di conseguenza, l’Europa sud-orientale ha registrato una delle stagioni più intense degli ultimi anni in termini di incendi boschivi, principalmente a causa di una serie di incendi verificatisi nei Balcani nel mese di luglio.
Laurence Rouil, Direttrice del Copernicus Atmosphere Monitoring Service, ha spiegato: “Durante tutta l’estate diverse regioni europee, soprattutto nel sud del continente, sono state colpite da incendi boschivi molto intensi. Le emissioni causate da questi incendi sono state le più elevate registrate in un’estate almeno negli ultimi 23 anni. Dato il potenziale rischio che queste emissioni comportano per la qualità dell’aria a livello locale e transfrontaliero in termini di esposizione a particelle fini e altri inquinanti, è fondamentale continuare a monitorare questi eventi a livello globale e utilizzare i dati ottenuti per sviluppare migliori strategie di mitigazione e adattamento”
Oltreoceano, gli incendi boschivi canadesi hanno continuato a bruciare intensamente fino all’inizio di settembre, raggiungendo il secondo livello più alto di emissioni annuali, superato solo da quello del 2023. L’attività incendiaria principale è stata osservata nella Columbia Britannica, nello Yukon e nei Territori del Nord-Ovest, piuttosto che nelle province delle praterie del Saskatchewan, Manitoba e Ontario, come era avvenuto nei mesi precedenti. All’inizio di agosto sono state osservate grandi colonne di fumo provenienti da questi incendi boschivi che attraversavano l’Atlantico, raggiungendo le regioni occidentali dell’Europa.
L’estate del 2025 ha visto anche episodi insolitamente frequenti e intensi di trasporto di polveri sahariane, sia attraverso il Mediterraneo verso l’Europa meridionale che attraverso l’Atlantico verso le Americhe, con significative intrusioni di polveri ogni mese.
Un altro tipico fattore di rischio per la qualità dell’aria durante l’estate, spesso trascurato, è l’inquinamento da ozono, che era ben presente durante le frequenti ondate di calore. Le temperature elevate, insieme agli alti livelli di radiazione solare, causano un aumento delle concentrazioni di ozono a livello del suolo, compromettendo la qualità dell’aria e quindi la salute umana. Le ondate di calore che hanno colpito l’Europa nell’estate del 2025 hanno fatto aumentare le concentrazioni di ozono oltre i livelli consentiti dalla normativa nella maggior parte del continente. Concentrazioni elevate di ozono sono state osservate piuttosto presto nella stagione, nel mese di giugno, con altri picchi in coincidenza con le principali ondate di calore a metà giugno, all’inizio di luglio e all’inizio di agosto.