
Una ricerca dell’Università di Roma Tor Vergata mostra come quattro settimane di alimenti bio migliorino il microbiota intestinale, aumentino i batteri benefici e rafforzino il legame tra salute sostenibilità e agroecologia
La qualità degli alimenti è fondamentale per la nostra salute. A dimostrarlo sono i risultati di uno studio condotto dall’Università di Roma “Tor Vergata” e pubblicato sulla rivista Microorganisms svolto nell’ambito della campagna Il Bio dentro di noi, promossa da FederBio, AssoBio, Consorzio il Biologico ed EcorNaturasì. La ricerca mostra che quattro settimane di dieta mediterranea basata su alimenti biologici modificano in modo significativo la composizione del microbiota intestinale, aumentando batteri benefici come Faecalibacterium prausnitzii – con un incremento circa quattro volte superiore rispetto a chi segue una dieta convenzionale – Anaerostipes hadrus e Parabacteroides distasonis. Questi cambiamenti hanno effetti antiinfiammatori, antiossidanti e immunomodulanti, migliorando il metabolismo e la salute della barriera intestinale. A parità di calorie e nutrienti, il biologico amplifica i benefici della dieta mediterranea: aumenta la produzione di acidi grassi a catena corta, fondamentali per il sistema immunitario e riduce l’infiammazione sistemica. I dati mostrano anche differenze tra uomini e donne, con le donne che traggono i maggiori benefici. I metaboliti urinari confermano ulteriormente l’efficacia della dieta bio, con incrementi di sostanze utili al metabolismo energetico e di composti naturali delle piante, come la trigonellina, noti per le loro proprietà protettive e antiossidanti.

“I dati confermano in maniera inequivocabile ciò che Legambiente sostiene da anni – commenta Angelo Gentili, responsabile agricoltura dell’associazione ambientalista – Il biologico non è un lusso per pochi, ma una scelta necessaria e strategica per la salute delle persone e per il futuro del pianeta.”
“La ricerca – sottolinea Gentili – dimostra che la qualità degli alimenti ha un impatto diretto sul nostro benessere. Non si tratta solo di calorie o di nutrienti: ciò che conta è l’origine e il metodo di produzione. L’incremento dei batteri benefici e dei metaboliti protettivi osservato nei partecipanti che hanno seguito una dieta mediterranea biologica conferma che questo modello sostiene le difese naturali, riduce i processi infiammatori e rafforza la capacità del corpo di autoregolarsi”. Il focus elaborato dall’Università di Tor Vergata conferma con chiarezza l’importanza di un’alimentazione fondata sulla dieta mediterranea e, ancor di più, sul consumo di prodotti provenienti da agricoltura biologica. A ricordarlo ogni anno è anche Legambiente con il Dossier Stop Pesticidi, che evidenzia come il 70% della frutta e il 40% della verdura risultino contaminati da residui di fitofarmaci, mentre i prodotti biologici si distinguono per l’assenza di tali residui.
Per Gentili, la connessione tra biologico e agroecologia è il vero nodo politico da affrontare: “Le pratiche agricole sostenibili tutelano la biodiversità, rigenerano i suoli, proteggono le falde acquifere e riducono drasticamente l’uso di pesticidi e additivi chimici che inquinano e minacciano la salute. Non si tratta solo di un vantaggio per chi consuma, ma di un gesto di responsabilità verso le comunità e i territori. Optare per il biologico significa ridurre la dipendenza dalla chimica e da un modello intensivo che consuma risorse naturali e accentua le disuguaglianze, scegliendo invece un sistema alimentare più equo, in grado di unire tutela della salute e giustizia ambientale.”
In Italia si riscontra ancora la necessità di un impegno istituzionale deciso. Affinché la dieta mediterranea biologica non sia un privilegio di pochi, è necessario prevedere sgravi fiscali e incentivi mirati al consumo di prodotti biologici, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili – donne in gravidanza, bambini, persone malate – e promuoverne al tempo stesso l’introduzione nelle mense scolastiche, ospedaliere e in tutti i servizi pubblici.
Lo studio di Tor Vergata conferma che il biologico è un tassello essenziale di una più ampia strategia agroecologica che Legambiente da anni indica come la via maestra per la transizione ecologica. Riduzione degli input chimici, valorizzazione della filiera corta, sostegno ai piccoli produttori, promozione del biologico e lotta agli sprechi: sono queste le politiche concrete da mettere al centro delle agende nazionali ed europee.
“Sostenibilità e benessere – conclude Gentili – sono due facce della stessa medaglia. Non possiamo pensare di garantire la salute delle persone se non ci occupiamo al tempo stesso della salute degli ecosistemi. Il biologico e l’agroecologia rappresentano la risposta più avanzata alla crisi climatica e sanitaria che stiamo vivendo. Servono coraggio politico, incentivi concreti e una visione di lungo periodo: solo così potremo costruire sistemi alimentari più resilienti, inclusivi e giusti, in grado di proteggere sia le persone che l’ambiente.”