Cosparge di alcol la madre e la brucia viva, la donna muore dopo 15 giorni. Lui non accettava la sua relazione con un altro uomo

Un dramma familiare si è consumato ad Afragola (Napoli), dove un uomo di 37 anni è stato arrestato all’alba del 29 settembre con l’accusa di aver bruciato viva la madre. La tragedia aveva avuto inizio il 31 luglio, quando i vigili del fuoco erano intervenuti nell’abitazione di famiglia. A lanciare l’allarme era stato lo stesso figlio, unico presente in casa al momento dei fatti, che aveva dichiarato di aver tentato di salvare la madre dalle fiamme.

La donna era stata immediatamente trasportata in ospedale in condizioni gravissime, con ustioni di terzo grado. Fin dai primi soccorsi la prognosi era apparsa disperata e, dopo due settimane di agonia, la vittima è deceduta il 15 agosto. In un primo momento, i vigili del fuoco avevano ipotizzato che si fosse trattato di un gesto volontario, interpretando la vicenda come un tentato suicidio.

Le indagini e la ricostruzione dei carabinieri

La verità è emersa grazie alle indagini dei carabinieri, che hanno smontato l’ipotesi iniziale. Attraverso rilievi tecnici e testimonianze, gli investigatori hanno ricostruito una dinamica del tutto diversa. Secondo quanto accertato, il 37enne avrebbe cosparso la madre di alcol e poi le avrebbe dato fuoco con un accendino.

Alla base del gesto, per gli inquirenti, ci sarebbe stata l’incapacità dell’uomo di accettare la relazione della madre con un altro uomo. Il presunto movente ha quindi spinto le autorità a escludere la pista del suicidio e ad attribuire al figlio precise responsabilità penali.

corridoio di ospedale
Cosparge di alcol la madre e la brucia viva, la donna muore dopo 15 giorni. Lui non accettava la sua relazione con un altro uomo (foto ANSA) – Blitz quotidiano

Un rapporto morboso e i risvolti psichiatrici

Gli approfondimenti investigativi hanno portato alla luce anche il rapporto morboso che legava madre e figlio. Dagli accertamenti è emerso che l’uomo soffriva di schizofrenia paranoide, una patologia che per anni era stata affrontata con terapie farmacologiche. Nonostante il disturbo, la consulenza psichiatrica disposta dagli inquirenti ha stabilito che al momento dell’aggressione il 37enne fosse capace di intendere e di volere.

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