
Con 355 voti a favore, 247 contrari e 30 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato l’emendamento proposto dal Ppe. Stabilisce che termini come “burger, salsiccia o bistecca” possono essere associati solo a prodotti contenente carne animale
Il Parlamento europeo ha votato l’8 ottobre una proposta che vieta l’uso dei termini burger, salsiccia, hamburger, bistecca o simili per indicare prodotti vegetariani. Ai produttori non basterà più indicare gli ingredienti negli alimenti plant based. L’emendamento, approvato con 355 voti favorevoli e 247 contrari, limita quindi l’utilizzo di queste parole ai prodotti contenenti carne. A proporre l’emendamento, “con l’obiettivo di non confondere i consumatori”, è stata l’eurodeputata francese Céline Imart (Ppe), che durante la plenaria di martedì, prima della votazione, ha sottolineato che “questo dibattito riguarda anche la trasparenza e la chiarezza per i consumatori e il riconoscimento del lavoro degli allevatori. Una bistecca, una scaloppina o una salsiccia provengono dai nostri allevamenti, punto. Non da laboratori o da ingredienti vegetali”.
Il divieto è stato sostenuto dall’asse dei gruppi di destra dell’emiciclo – Ppe, Ecr, Patrioti per l’Europa, Europa delle Nazioni Sovrane – insieme a una settantina di eurodeputati Socialisti e Liberali. Tra le fila italiane, a bocciare i ‘veggie burger’ l’intera delegazione di FdI, Lega e Forza Italia.
La controversia non è nuova. Nel 2020 una proposta simile era già stata votata e respinta dal Parlamento. Finora, la legislazione europea consentiva agli alimenti di origine vegetale di utilizzare termini associati alla carne, a condizione che l‘etichetta ne indicasse chiaramente l’origine vegetale. Tuttavia, a luglio, la Commissione europea ha proposto un aggiornamento dell’Organizzazione comune dei mercati (Ocm).
Un dibattito simile era sorto nel 2017, quando la Corte di giustizia dell’Unione europea si era occupata dell’uso di termini lattiero-caseari in prodotti a base vegetale, come le bevande di soia o di avena. In quell’occasione, la corte stabilì che solo i prodotti contenenti latticini di origine animale potevano utilizzare termini come “latte”, “burro” o “yogurt”, costringendo le alternative vegetali a essere commercializzate nei supermercati europei con termini come “bevanda di soia” o “bevanda d’avena”.
Il testo ora approvato dal Parlamento europeo dovrà essere negoziato con gli Stati membri in sede di Consiglio dell’Ue.