A Gaza danni ambientali senza precedenti. Il report di Unep

Gaza

Gli attacchi militari di Israele hanno ridotto drasticamente le riserve di acqua dolce. Rasa al suolo gran parte della vegetazione, distrutto o danneggiato il 78% degli edifici, in aumento le malattie infettive. I numeri del nuovo dossier del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente

Danni ambientali senza precedenti nella storia, con gravissime conseguenze sul suolo, sulle aree marine e costiere e sulle riserve d’acqua. È quanto hanno causato due anni di escalation militare dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza secondo un nuovo report di Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, pubblicato il 23 settembre e dal titolo inequivocabile: Environmental damage in Gaza Strip harming human health, threatening long-term food and water security. Secondo il dossier ci vorranno decenni per curare le ferite provocate all’ambiente dagli attacchi militari incessanti di Israele su Gaza.

Non potendo accedere alla Striscia, il personale dell’Unep ha condotto l’indagine combinando i dati emersi dal telerilevamento, inclusa l’analisi di immagini satellitari, e le osservazioni sul campo raccolte da altre agenzie delle Nazioni Unite.

Le riserve di acqua dolce nella Striscia sono state drasticamente ridotte e quelle rimaste intatte inquinate. La falda acquifera che fornisce acqua potabile alla popolazione locale è stata contaminata a causa della distruzione delle infrastrutture di trattamento delle acque reflue e delle reti fognarie, oltre che per via dell’uso sempre più diffuso di fosse biologiche per i servizi igienici. Ingente è anche il deterioramento delle aree marine e costiere, anche se al momento per Unep non è stato possibile effettuare delle verifiche sul posto.

La crisi idrica ha portato a un vertiginoso aumento delle malattie infettive: i casi di diarrea acquosa acuta sono aumentati di 36 volte, l’ittero acuto, sintomo della contrazione dell’epatite A, di 384 volte.

Rasa al suolo gran parte della vegetazione. Dal 2023 è stato spazzato via il 97% delle colture arboree, il 95% degli arbusti e l’82% delle colture stagionali. Il tutto è avvenuto nel mentre nella Striscia oltre 500.000 persone soffrono la carestia e circa un milione deve fare i conti con l’emergenza alimentare.

La distruzione e il danneggiamento di circa il 78% dei 250.000 edifici presenti nella Striscia ha prodotto 61 milioni di tonnellate di detriti. Di questi, circa il 15% è a rischio elevato di contaminazione da amianto, rifiuti industriali o metalli pesanti. Il suolo, martoriato dai bombardamenti e dalle attività militari di terra, ha perso molta della sua capacità di assorbire acqua, il che ha aumentato il rischio di inondazioni.

“Porre fine alle sofferenze umane che hanno travolto Gaza deve essere la prima priorità”, ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo di Unep. “Ripristinare i sistemi di acqua dolce e rimuovere i detriti per consentire l’accesso umanitario e ripristinare i servizi essenziali è necessario per salvare vite umane. Il ripristino della vegetazione, degli ecosistemi di acqua dolce e del suolo sarà fondamentale per la sicurezza alimentare e idrica e per garantire un futuro migliore alla popolazione di Gaza. La situazione sta peggiorando sempre di più. Se continua così, lascerà un’eredità di distruzione ambientale che potrebbe compromettere la salute e il benessere di generazioni di residenti di Gaza”.

Leggi anche
Intervista a Gadi Algazi: “Usata la fame come arma”