“Adesso dimenticatemi”. È l’appello, affidato all’ANSA, dell’ingegnere friulano Elvo Zornitta, dopo la sua definitiva uscita dall’inchiesta su Unabomber, sancita dalla superperizia che ha escluso la presenza del suo Dna sui reperti. “Non ne posso più di questa vicenda – ha dichiarato –. La mia vita è stata rovinata per sempre, con il marchio di Unabomber stampato in faccia. È stato un incubo lungo oltre vent’anni. Ma ora basta: almeno la vecchiaia, visto che ho 68 anni, permettetemi di trascorrerla in pace, con la mia famiglia, guardando negli occhi, senza paura di essere giudicato, le persone che incontro”.
Zornitta ha poi denunciato la mancanza di sensibilità nelle indagini: “Anche in questa seconda inchiesta la parola umanità resta sconosciuta: ci hanno fatto soffrire diciotto mesi in più del lecito. Si rendono conto che dietro le inchieste ci sono persone con le loro famiglie?”. L’ingegnere ha voluto ringraziare i propri cari: “Devo tutto a mia moglie e a mia figlia, uniche ragioni di vita in quel periodo drammatico”. E ha aggiunto: “Capisco la necessità di un’opera scientifica mastodontica, ma qualcosa nell’ordinamento va cambiato. Diciotto mesi sono un’eternità per chi è sospeso sull’abisso, pur sapendo di non aver mai fatto nulla”. “Da quando mi sono sottoposto al test del Dna, due anni fa, ho contato i giorni che mi separavano da oggi” ha concluso.
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