
In carcere 25 persone, altre 10 agli arresti domiciliari. Tra Molfetta e Barletta una filiera ben strutturata dalla pesca alla vendita. L’estrazione ha provocato danni irreversibili all’ambiente. Legambiente: “uno scempio segnalato più volte”
In Puglia, i militari della Guardia costiera stanno eseguendo misure cautelari a carico di un gruppo che avrebbe pescato in modo abusivo datteri di mare devastando il fondale marino a largo delle coste di Molfetta, nel Nord Barese. L’accusa a carico dei 57 indagati è quella di procurato disastro ambientale. Il capo della Procura di Trani, Renato Nitti, ha spiegato che l’attività di estrazione e consumo dei datteri di mare, tra le più devastanti per il fondale marino, “era diventata prassi” e in cui l’uso di strumenti, come martelli, porta a danni a volte irreversibili del fondale marittimo.
Le indagini erano iniziate due anni fa dopo un sequestro, e l’operazione è stata portata a termine questa mattina dagli uomini della capitaneria di porto a Molfetta (Bari). Sono 57 gli indagati di cui 54 persone fisiche e tre enti che rispondono di 84 ipotesi di reato tra associazione per delinquere, danneggiamento e deturpamento di beni paesaggistici, inquinamento, disastro ambientale, minacce a pubblico ufficiale e illeciti amministrativi contestati agli enti coinvolti.
In carcere sono finite 25 persone, altre 10 sono state sottoposte agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, tre a obblighi di dimora e 11 a divieti di dimora e di esercitare attività di impresa. I sequestri eseguiti sono stati dieci, tra cui ci sono gli immobili in cui venivano venduti i prodotti e i natanti usati per la pesca.
“Tutti sapevano della gravità e illegalità della loro condotta”, è stato sottolineato dal pm Francesco Tosto, che ha coordinato gli accertamenti investigativi. Una filiera ben strutturata che partiva “dal danneggiamento” per arrivare all’intermediazione, all’acquisto, e alla rivendita del pescato. “Una vendita da oltre mezzo milione di euro con un danno inestimabile per l’ambiente“, ha evidenziato il comandante della capitaneria di porto di Molfetta, il capitano di fregata Raffaello Muscariello. Secondo quanto accertato, gli indagati erano divisi “in tre gruppi che collaboravano tra di loro, si scambiavano i mezzi, sceglievano le giornate “per non sovrapporsi nelle attività”, ha riferito Nitti chiarendo che ognuno degli indagati aveva un compito. “C’era il dattarolo – ha dichiarato Nitti- che con bombola e martello si immergeva per recuperare i datteri, c’era chi si occupava della intermediazione con pescherie, ristoranti e singoli acquirenti”.
Legambiente: “uno scempio segnalato più volte”
Legambiente Puglia esprime profonda soddisfazione per l’importante operazione condotta dalla Guardia Costiera, con il supporto della Polizia di Stato e il coordinamento della Procura della Repubblica di Trani.
“Si tratta di un intervento decisivo contro la pesca abusiva di datteri di mare, una pratica criminale – scrive in una nota l’associazione – che negli anni ha causato danni ambientali gravissimi ai fondali del nostro mare, compromettendo interi ecosistemi e distruggendo habitat fondamentali per la biodiversità marina. In più di un’occasione i circoli di Legambiente presenti sul territorio avevano segnalato lo scempio che si stava compiendo. Oggi, grazie all’intervento della Procura e delle forze dell’ordine, stiamo scrivendo una pagina epocale nella tutela del nostro patrimonio costiero. La pesca illegale rimane uno dei nodi più urgenti da affrontare, come confermato anche dal Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente, che evidenzia come la Puglia sia la seconda regione in Italia, dopo la Sicilia, per numero di reati contro gli animali, molti dei quali legati proprio al bracconaggio ittico e alla commercializzazione di specie protette.
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