Francis Ford Coppola in disgrazia dopo Megalopolis: ecco cosa ha dovuto fare per non perdere tutto

L’epopea personale di Francis Ford Coppola dopo il flop di Megalopolis è un caso emblematico di quanto l’industria cinematografica possa essere tanto visionaria quanto finanziariamente spietata. Il leggendario regista, ormai 85enne, ha investito 120 milioni di dollari di tasca propria in un progetto coltivato per decenni, salvo ritrovarsi con un incasso mondiale di soli 14,4 milioni. Questa voragine economica ha innescato una serie di decisioni drastiche, culminate, secondo quanto riportato da Independent, nella cessione della sua isola privata in Belize, uno dei beni più cari al cineasta. Una vicenda che aiuta a comprendere in modo concreto cosa significhi sostenere un’opera d’autore fuori dagli schemi, e quali rischi reali comporti.

Coral Caye, 2,5 acri immersi dietro la barriera corallina del Belize, era un angolo di paradiso raggiungibile con 25 minuti di barca dalla terraferma. Coppola la frequentava regolarmente — ogni tre o sei mesi — e l’aveva integrata nel suo marchio di ospitalità di lusso, Family Coppola Hideaways. Nel corso di nove anni aveva costruito due residenze, un molo, sistemi di pannelli solari e serbatoi d’acqua, trasformandola in una proprietà autosufficiente. Nonostante questo legame profondo, il contratto è stato trasferito a un uomo d’affari guatemalteco, che ora pianifica di ampliarla in un resort più grande. La cessione è avvenuta per 1,8 milioni di dollari, chiudendo un capitolo personale che McLean del Corcoran Group ha definito “molto doloroso” per il regista.

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Adam Driver e Nathalie Emmanuel in una scena tratta da Megalopolis, fonte: Eagles Pictures

Parallelamente, Coppola ha dovuto rinunciare anche a beni privati di grande valore. Già prima della fine del 2025 aveva venduto un raro orologio FP Journe da 1 milione di dollari e altri pezzi di lusso — Patek Philippe, Blancpain, IWC, Breguet — valutati da 3.000 a 240.000 dollari. Al New York Times spiegò di aver messo all’asta sette orologi solo per “mantenere la nave a galla”. Lo stesso Coppola, ospite del podcast Tetragrammaton, ha dichiarato senza mezzi termini: “Non ho soldi. Ho investito tutto quello che avevo per realizzare Megalopolis. È sparito praticamente tutto”.

L’impatto finanziario del film, una favola futuristica con Adam Driver, Aubrey Plaza e Shia LaBeouf, è stato aggravato dall’accoglienza iniziale divisa tra critici e pubblico. A Cannes 2024 Coppola aveva minimizzato le preoccupazioni economiche, sottolineando che “i soldi evaporano, gli amici no”. Ma con il passare dei mesi è stato costretto a riconoscere la gravità della situazione. Secondo il San Francisco Chronicle, parte del budget del film proveniva anche dalla vendita di due sue aziende vinicole, un ulteriore segnale dei sacrifici compiuti per realizzare la sua visione.

Adam Driver durante un trip in Megalopolis
Una scena di Megalopolis – © American Zoetrope

Nonostante tutto, il regista mantiene un sorprendente ottimismo. In più interviste ha ricordato che Apocalypse Now era stato inizialmente un disastro economico e critico, ricevendo giudizi pessimi prima di diventare un cult da oltre 150 milioni di dollari di incasso. Oggi sostiene che Megalopolis stia seguendo un percorso analogo. I fatti paiono dargli ragione, infatti dopo le elezioni americane, le proiezioni del film hanno iniziato a registrare sold out a Boston, Detroit e in altre città, con il pubblico in fila per scoprire quella che considera un’opera profetica, capace di tracciare parallelismi tra la decadenza dell’America contemporanea e la caduta di Roma.

La critica rimane divisa ma riconosce la densità visionaria dell’opera. The Independent ha parlato di un’opera “imperfetta ed eccentrica”, ma visivamente affascinante, con richiami a registi come Fritz Lang e Georges Méliès, frutto della cocciutaggine creativa di Coppola nel voler portare sullo schermo un’idea inseguita per decenni. Il risultato è un ritratto di un autore più vulnerabile che mai: un artista disposto a vendere beni preziosi, a rinunciare a un’isola amata e ad affrontare un crollo economico pur di difendere un film che considera il compimento della sua visione. Una storia perfetta per spiegare ai tuoi studenti quanto, nel cinema, la linea tra capolavoro e rischio totale possa essere sottilissima, e quanto a volte la fedeltà alla propria arte richieda sacrifici che vanno ben oltre il botteghino. Voi cosa ne pensate? Tra l’altro, sapevate che lo stesso Francis Ford Coppola ha recensito il suo Megalopolis?

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