Tutti contro Sydney Sweeney: il suo nuovo film raggiunge un record impensabile (e l’attrice dice la sua)

Quando i numeri del box office parlano chiaro, il silenzio diventa assordante. E nel caso di Christy, il biopic sulla pugile Christy Martin interpretato da Sydney Sweeney, i dati hanno urlato forte: 1,3 milioni di dollari nel weekend di apertura. Un risultato che colloca il film al dodicesimo posto nella classifica dei peggiori esordi di sempre per pellicole distribuite in più di 2.000 sale cinematografiche. Se si escludono le riedizioni, la posizione scivola al nono posto assoluto. Numeri che, nel linguaggio spietato di Hollywood, si traducono in un disastro.

Ma Sydney Sweeney, stella di Euphoria e del successo romantico Tutti tranne te al fianco di Glen Powell, non ha scelto la via del silenzio imbarazzato. L’attrice ha pubblicato su Instagram una serie di foto dal backstage, accompagnate da una caption che suona come un manifesto. Non scuse, non giustificazioni tecniche sulla distribuzione o sul marketing. Solo orgoglio, quello genuino, quello che non si misura in dollari.

Christy racconta la storia vera di Christy Martin, pugile pioniera che ha infranto barriere in uno sport dominato dagli uomini. Prima donna a firmare un contratto promozionale con Don King, prima a comparire sulla copertina di Sports Illustrated, campionessa del mondo e, nel 2020, eletta nella International Boxing Hall of Fame. Ma soprattutto, sopravvissuta. Nel 2010, il suo allenatore e marito da 19 anni, James Martin, la accoltellò e le sparò, lasciandola per morta. Lei sopravvisse. Lui venne condannato a 25 anni di carcere per tentato omicidio di secondo grado.

È questa storia di resilienza, violenza domestica e rinascita che Sweeney ha voluto portare sullo schermo. E che ha difeso con una dichiarazione potente: “Sono così profondamente orgogliosa di questo film. Orgogliosa del film che David Michôd ha realizzato. Orgogliosa della storia che abbiamo raccontato. Orgogliosa di rappresentare qualcuno forte e resiliente come Christy Martin“. L’attrice, che ha anche prodotto il progetto attraverso la sua Fifty-Fifty Films, ha sottolineato come l’intero cast e la troupe abbiano abbracciato il progetto “con la convinzione che la storia di Christy potesse salvare vite“.

Il flop di Christy si inserisce però in una serie di passi falsi recenti per Sweeney. Americana, uscito nelle sale un paio d’anni dopo la sua anteprima iniziale, ha incassato meno di un milione di dollari. Eden ha fatto appena meglio, superando di poco il milione nel weekend d’apertura, ma distribuito in sole 664 sale. E poi c’è Madame Web, lo spin-off dell’universo Spider-Man targato Sony in cui Sweeney recitava nell’ensemble guidato da Dakota Johnson: a malapena 100 milioni di dollari a livello mondiale, un risultato deludente per un blockbuster con quel budget e quelle aspettative.

A complicare il quadro, la controversia recente attorno alla campagna pubblicitaria per American Eagle, che ha utilizzato un gioco di parole per descrivere Sweeney in jeans come portatrice di buoni geni. Molti critici hanno interpretato lo slogan come un dog whistle per l’eugenetica e una glorificazione della bianchezza. Sweeney ha definito la reazione una sorpresa e surreale, ammettendo però di non aver seguito da vicino le polemiche: “Ho messo via il telefono. Stavo girando ogni giorno, lavoravo 16 ore al giorno su Euphoria e non porto davvero il telefono sul set. Lavoro, torno a casa, dormo. Quindi non ho visto molto“.

Il problema è che Hollywood vive di numeri, di weekend d’apertura, di moltiplicatori e margini di profitto. Un flop come Christy rende più difficile finanziare il prossimo progetto simile, crea diffidenza negli studios, chiude porte. Ma se quel film ha davvero raggiunto anche una sola persona, come sostiene Sweeney, il suo valore si misura in un’altra valuta. Una che non compare nei report di Box Office Mojo.

Sydney Sweeney ha chiuso il suo post ringraziando “”tutti coloro che hanno visto, sentito e creduto e crederanno in questa storia per gli anni a venire””. Un messaggio che guarda oltre il weekend d’apertura, oltre le classifiche dei flop, verso una vita più lunga per il film. Magari in streaming, magari attraverso il passaparola, magari nelle case delle donne che riconosceranno nella storia di Christy Martin un riflesso della propria. E forse, solo forse, troveranno la forza di fare quel primo passo verso la sicurezza.

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