Bambino di 10 anni morto per lo scoppio di una granata, condannato il nonno che aveva raccolto l’ordigno

Si è chiuso con una condanna a sei mesi, pena sospesa, il processo per la morte del bambino di 10 anni ucciso nel settembre 2023 dall’esplosione di una granata da 40 millimetri nell’officina del nonno. Il gup di Pordenone ha riconosciuto il nonno, 74 anni, colpevole di omicidio colposo, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Andrea Del Missier, che aveva domandato il minimo della pena. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’ordigno – raccolto poche ore prima nel poligono dei Magredi insieme ad altri reperti metallici – era stato svuotato da un secchio e lasciato a terra vicino all’ingresso del laboratorio. Il bambino sarebbe entrato mentre il nonno era di spalle e avrebbe sollevato la granata, poi caduta accidentalmente e deflagrata.

L’ipotesi di detenzione di armi esplodenti era stata archiviata: l’uomo non sapeva che l’oggetto fosse ancora attivo. La difesa, rappresentata dall’avvocato Paolo Dell’Agnolo, ha sostenuto che la responsabilità fosse dell’amministrazione militare, accusata di non aver adeguatamente bonificato l’area dopo le esercitazioni. Dopo la tragedia sono stati trovati altri due ordigni inesplosi, uno nell’officina e uno nel poligono. La difesa attende ora le motivazioni per valutare l’Appello.

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