Anche le mucche patiscono per il cambiamento del clima, con gravi conseguenze sulla produzione di formaggi come mozzarelka e burrata. Siamo, ha detto uno scienziato, alla “apocalisse del latte”.
Le mucche, spesso accusate di contribuire al cambiamento climatico perché emettono metano, in questo caso ne sono vittime. Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova le mucche italiane, il caldo estremo fa sì che le mucche producano meno latte, constata Motoko Rich del New York Times.
Oggi, scrive Rich, si avverte sempre più spesso un calo della qualità del latte.
La scienza lo sostiene. A seconda della sensibilità al calore e all’umidità e dell’aumento delle temperature, la produzione di latte delle mucche può diminuire dal 3% al 20%, dice Umberto Bernabucci, professore presso l’Università della Tuscia e studioso di fisiologia bovina.
Le mucche patiscono il clima

Altri studi dimostrano che il calore e l’umidità possono ridurre la produzione di latte fino al 30%. Il calore degrada anche i livelli di proteine e grassi nel latte, il che influisce direttamente sulla qualità del formaggio.
Secondo un’analisi dei dati governativi condotta da CLAL, un centro di ricerca sull’industria lattiero-casearia con sede a Modena, la produzione di latte delle mucche in tutta Italia è in calo a causa del caldo nei mesi estivi. Dal 2022 al 2024, la produzione di latte è diminuita in media del 17,2% tra marzo e settembre, più del calo medio del 15,5% registrato negli stessi mesi nei tre anni precedenti.
Gli allevatori di bovini da latte operano con margini ridotti, quindi non serve un calo drastico per creare quella che Eyal Frank, economista ambientale dell’Università di Chicago, definisce “un’apocalisse del latte”.
Siccità uguale meno latte
Le temperature estreme in Italia, legate al riscaldamento globale, non solo hanno contribuito a gravi siccità e incendi catastrofici, ma hanno anche causato una minore produzione di latte da parte delle mucche.
In Puglia, dove si produce la maggior parte della famosa burrata italiana, i produttori di latte stanno cercando di adattarsi alla diminuzione della loro materia prima principale.
Così Motoko Rich, caporedattrice del Times a Roma, è andata ad Altamura, in Puglia, dove ha incontrato Angelantonio Tafuno, “casaro pugliese di quarta generazione”.
Per Tafuno, scrive Rich, sviluppare varietà di formaggio che richiedono meno latte “è un modo per affrontare ciò che sta accadendo ora con il cambiamento climatico”.
Sa cosa sta succedendo perché lo sente. Trascorre diverse mattine a settimana con le mani immerse in vasche di metallo piene di cagliata e siero, mescolando con una grande paletta di faggio per trasformare la consistenza in grumi simili a caramelle mou che allunga, piega e annoda. Lavorando con le mani, dice, può capire se il latte proviene da mucche stressate perché è più liquido e impiega più tempo a cagliare.
Un calo della produzione di latte in Italia significa che alcuni produttori di formaggio non sono in grado di soddisfare tutti i loro ordini. Sebbene i produttori di formaggio possano importare una parte del latte, dipendono ancora in gran parte dagli agricoltori locali.
In Italia, il calo della produzione di latte si aggiunge a una serie di problemi per gli agricoltori, come l’aumento delle bollette energetiche e dei mangimi, secondo Coldiretti, il più grande sindacato agricolo italiano. Un rapporto sindacale avverte che, a causa di queste minacce combinate, quasi un’azienda lattiero-casearia su 10 in tutta Italia rischia la chiusura.
Per Angelantonio Tafuno, l’obiettivo è quello di produrre meno burrate e mozzarelle fatte a mano che la sua famiglia produce da decenni, sviluppando al contempo formaggi stagionati speciali che può produrre solo per pochi mesi all’anno.
Fare di più con meno è diventato necessario, dato che il cambiamento climatico mette a repentaglio l’attività della sua famiglia.
L’articolo Le mucche patiscono il cambiamento del clima, conseguenze per mozzarella e burrata, prospettive allarmanti proviene da Blitz quotidiano.
