Un nuovo Green Deal per l’Europa

Unione-Europea

Secondo la Bce, famiglie e imprese “traggono chiaramente vantaggio” da una transizione verde più rapida. Accelerare la transizione costa meno che rallentarla 

Il 2023 si chiude tra luci e ombre sul futuro del Green Deal Europeo. Nei mesi scorsi le forze più conservatrici del mondo politico, industriale e agricolo hanno sferrato un pericoloso attacco concentrato, in particolare, sulla revisione della direttiva sulla performance energetica degli edifici (case green), il regolamento per il ripristino della natura e la revisione della direttiva sulla qualità dell’aria. Attacco respinto dall’Europarlamento con la loro adozione, in prima lettura, grazie anche alla mobilitazione messa in campo dalle associazioni ambientaliste. A cui si è aggiunta la sconfitta delle forze conservatrici e populiste nelle elezioni in Spagna e Polonia, che cambia gli equilibri politici nel Consiglio e può favorire un accordo più ambizioso con il Parlamento per l’approvazione finale di queste tre importanti proposte legislative. 

Da non dimenticare, inoltre, l’approvazione del nuovo regolamento che vieta dal 2035 la vendita di auto e furgoni a benzina e diesel. E le nuove direttive su rinnovabili ed efficienza energetica. 

Ma la strada è ancora in salita. I prossimi mesi saranno cruciali per difendere e rafforzare il Green Deal. L’Europa si trova a fronteggiare una triplice crisi climatica, economica e sociale. Per vincere questa sfida serve un Nuovo Green Deal con riforme e investimenti – grazie a una profonda riforma della governance economica dell’Ue – in grado di accelerare la transizione verso un’economia libera da fonti fossili, circolare e a zero emissioni. Una transizione giusta fondata su un nuovo contratto sociale come motore di un’economia decarbonizzata, inclusiva, resiliente e competitiva al tempo stesso.  

Accelerazione che fa bene all’economia europea, come testimonia il secondo stress test condotto di recente dalla Banca centrale europea (Bce) sull’impatto economico del cambiamento climatico. Secondo la Bce, famiglie e imprese “traggono chiaramente vantaggio” da una transizione verde più rapida. Infatti, accelerare la transizione costa meno che rallentarla. A fronte di maggiori investimenti iniziali – sono necessari 2mila miliardi di euro entro il 2025 per poi raggiungere 3mila miliardi nel 2030 – nel medio termine diminuiscono “significativamente” i rischi finanziari delle imprese e si rafforza il potere d’acquisto delle famiglie. 

Analisi in sintonia, secondo l’ultimo Eurobarometro, con l’opinione della maggioranza dei cittadini europei (58%), e in particolare italiani (66%), che chiedono di accelerare la transizione verde per fronteggiare l’emergenza climatica. Il 73% degli europei e ben l’82% degli italiani concorda sul fatto che i costi dei danni provocati dal cambiamento climatico sono molto più alti degli investimenti necessari a una transizione fondata su rinnovabili ed efficienza energetica. A tal fine, per il 78% degli europei e l’86% degli italiani, dovrebbe essere fornito un maggior sostegno finanziario per le rinnovabili riducendo i sussidi alle fonti fossili. In questo modo sarà possibile, secondo il 70% degli europei e l’85% degli italiani, ridurre le importazioni di combustibili fossili e aumentare la sicurezza energetica a vantaggio dell’economia.  

Per tradurre tutto questo in realtà, cruciale sarà l’esito delle elezioni europee del prossimo giugno. Servirà una forte e capillare mobilitazione per consentire il successo di una solida maggioranza europeista a sostegno di un Nuovo Green Deal Europeo, in grado di coniugare ambiziose politiche di coesione sociale in sinergia con altrettanto ambiziose politiche ambientali, climatiche ed energetiche.