Bonifichiamo il futuro

Foto di gruppo a termine dell’incontro Italia-Africa del 29 gennaio scorso a Roma

‘Le temperature salgono ma l’Italia col Piano Mattei punta sul gas, togliendo risorse al Fondo per il clima e opportunità di sviluppo all’Africa’

Non si arrestano gli allarmi sul clima che cambia. L’ultimo l’ha lanciato il 19 marzo l’Organizzazione metereologica mondiale delle Nazioni Unite (Wmo): negli ultimi dieci anni il caldo è stato record, le ondate di calore hanno colpito gli oceani e i ghiacciai si sono assottigliati. Secondo il rapporto della Wmo, nel 2023 la temperatura media in prossimità della superficie terrestre è stata di 1,45 °C al di sopra dei livelli preindustriali. Un dato in crescita continua, come conferma il servizio europeo Copernicus, per il quale dal primo marzo 2023 al 29 febbraio 2024 l’aumento della temperatura media globale è stato di 1,56 °C, pericolosamente sopra la soglia critica di 1,5 °C indicata nell’accordo di Parigi del 2015. 

Mentre la temperatura sale, continuiamo a bruciare fonti fossili e programmiamo di farlo ancora nei prossimi anni. Il governo Meloni, con il Piano Mattei, punta a far diventare l’Italia un hub del gas nel Mediterraneo e per farlo “brucia” 5,5 miliardi di euro sottraendoli al Fondo per il clima e alle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo. Un’operazione che ignora le potenzialità dei Paesi africani sul fronte delle rinnovabili e tacciata di neocolonialismo da molti osservatori, come spieghiamo nella storia di copertina di questo mese. Quello che invece dovrebbe fare l’Italia è diventare un hub per l’energia pulita nel Mediterraneo. Per uscire dalle fossili, combattere la crisi climatica e aiutare a crescere l’Africa, dove oggi arriva appena il 2% degli investimenti globali nell’eolico e nel fotovoltaico.    

Il 28 aprile ricorre la “Giornata mondiale per le vittime dell’amianto”. La fibra killer è stata messa al bando in Italia con la legge 257 del 1992, ma a trentadue anni di distanza uccide ancora circa seimila persone all’anno. Nel mondo, stima l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono invece circa centomila le morti accertate ogni singolo anno. Un’emergenza sanitaria e ambientale spesso dimenticata, mentre giacciono nel Belpaese tonnellate di amianto da rimuovere. In questo numero raccontiamo la storia della bonifica all’Isochimica di Avellino. Una fabbrica nella quale venivano “scoibentate” dall’amianto le carrozze ferroviarie e nella quale decine di lavoratori si sono ammalati perché non venivano colpevolmente usate le giuste precauzioni. Una storia che ci ricorda i troppi siti industriali e gli edifici pubblici ancora carichi di amianto. Da bonificare al più presto.