Il libro di Macina “Chi ha paura dell’auto elettrica?” smonta tante fake news e spiega perché l’elettrificazione dei trasporti è l’unica strada percorribile. E alla serietà e all’indipendenza apprese lavorando a “Presa Diretta”, il giornalista aggiunge il tono dialogante di chi non sale su un piedistallo
di Stefano Ceccarelli*
È quanto mai indovinato il titolo del nuovo libro di Alessandro Macina, Chi ha paura dell’auto elettrica? (edizioni Dedalo), perché la sua lettura permette di capire senza ombra di dubbio chi ha davvero paura dell’elettrificazione dei trasporti leggeri. Certamente bisogna fronteggiare i timori indotti da una potenza mediatica di fuoco, che dovrebbe spaventare per la loro stessa inconsistenza. Ma non si può comprendere il clima da stadio che si sta creando nel Paese intorno all’asset più amato dagli italiani se non si analizza, con un minimo di rigore, chi vince e chi perde in questa partita. La risposta – inevitabile lo spoiler – è limpida come l’acqua: la diffusione delle auto elettriche, specie se supportata da politiche adeguate, fa vincere le persone, incluse quelle che oggi furoreggiano contro le macchine “alla spina”, e fa perdere il conglomerato di poteri che dipendono dal petrolio.
Per convincere il lettore che le cose stanno così, Alessandro Macina ha scelto l’unica strada possibile in un Paese perennemente indaffarato nella ricerca di nemici esterni e ossessionato da mille complotti immaginari: la pacatezza di chi, dopo essersi documentato in modo scevro da faziosità, mette sul piatto dati, numeri e fatti incontrovertibili. E che li propone al lettore come farebbe rivolgendosi a un amico, non a un discepolo. In questo lo stile dell’autore va oltre ciò che ci si aspetta da un giornalista d’inchiesta del servizio pubblico (che pure è merce rara, antidoto alle notizie non verificate date in pasto a chi non possiede gli strumenti che permettono di separare il grano dal loglio). Alle caratteristiche di serietà, rigore e indipendenza apprese nella palestra di un’eccellenza della tv pubblica come Presa Diretta, Macina aggiunge il tono dialogante di chi ha saputo ascoltare, senza salire su un piedistallo. Come in una chiacchierata davanti a un caffè, l’autore risponde alle otto fake news sulle auto elettriche che popolano le conversazioni da bar e spopolano sui social. Le sue argomentazioni, suffragate dalle competenze di scienziati e addetti ai lavori, risultano talmente solide che si fa davvero fatica a credere come una campagna così tendenziosa come quella contro le auto elettriche abbia potuto attecchire con tanta facilità.
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Se si chiedesse a chiunque se desidera aria pulita, meno rumore e più sicurezza nelle strade, meno spreco di risorse, un clima stabile e una maggior indipendenza energetica, nessuno risponderebbe di no. Ma se questi benefici si associano alle auto elettriche, diventano di colpo irrilevanti. Viene da chiedersi se, più che la tecnologia in sé, a suscitare diffidenza sia il fatto che questa stessa tecnologia è parte di un cambiamento più ampio percepito come imposto, di cui si fatica a comprenderne l’urgenza. Per dissipare questo sospetto, Alessandro Macina dà voce al mondo dell’industria, a quell’imprenditoria sana che si nutre di innovazione e che ha saputo dare prova di migliorare la vita delle persone producendo oggetti come gli smartphone, di cui nessuno potrebbe oggi fare a meno. Quell’industria ha scelto il trasporto elettrico, sottolinea Macina, per una serie di ottimi motivi che non possono non riscuotere il favore dei mercati. E non intende fermarsi né tornare indietro.
Quanto all’imposizione, il discorso andrebbe rovesciato: non è la scelta del trasporto elettrico a voler essere imposta, ma piuttosto la schiavitù di doversi approvvigionare di energia sporca, anche di sangue, proveniente da Paesi inaffidabili e autoritari per far muovere le nostre auto. Se poi qualcuno vuole davvero sostenere che è la transizione ecologica nel suo insieme a esserci imposta obtorto collo da fantomatiche lobby ambientaliste insinuatesi in un’Europa troppo distante dalle persone, beh, allora sono proprio i fondamentali a difettare: per sostenere una tesi così fantasiosa bisogna essere intrisi di negazionismo climatico, perché se si avesse la consapevolezza collettiva di che tipo di pianeta erediteranno i nostri figli e nipoti se non si affronta con urgenza la crisi del clima, non staremmo certo qui a fare crociate contro una tecnologia che avanza. Fa bene dunque il giornalista a sottolineare come non vi sia alcuna coercizione nelle decisioni dell’Ue, così come non vi è alcun obbligo di possedere un’auto. La scelta di non avere un’auto di proprietà, che sempre più giovani stanno adottando, resta l’opzione migliore per liberarci dall’angoscia di vivere in città sempre più invivibili a causa della perenne invasione degli spazi pubblici da parte delle auto private. E non è un caso se il futuro prossimo che si sta sperimentando con successo è fatto di un numero contenuto di auto di proprietà e di flotte crescenti di taxi a noleggio a guida autonoma, ovviamente elettrici, che dopo averci portato dove vogliamo scambieranno energia (rinnovabile) con la rete elettrica.
Macina non si limita però a smontare le favole dei No-watt. C’è anche altro a rendere il suo libro appetibile per tutti quelli che sono curiosi di una tecnologia così dirompente: la corposa lista di consigli pratici per i neo elettromobilisti, unita al tentativo di trasmettere al lettore le sensazioni piacevoli che si provano nel guidare un’auto elettrica. Un’idea vincente in un Paese in cui il mettersi alla guida di una vettura sportiva o di lusso è così ambito. Insomma, Chi ha paura dell’auto elettrica? è una guida completa, chiara e autorevole, che ci accompagna verso il futuro dell’automotive facendo piazza pulita della disinformazione piovuta copiosa sugli italiani. La sua lettura è una boccata d’ossigeno per chi non si rassegna al declino del Belpaese in uno dei settori di punta del suo storico tessuto industriale.
* Legambiente Frosinone
