Nature Restoration Law, via libera dell’Ue. L’Italia vota contro

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 Legambiente: “Molto lacunose le motivazioni dell’opposizione sugli impatti negativi nel settore agricolo dell’Unione europea”

Via libera dall’Ue alla prima legge sul ripristino della natura. Dopo mesi di stallo, i ministri dell’Ambiente hanno confermato l’accordo con l’Eurocamera sul regolamento proposto a giugno 2022 dalla Commissione europea per ripristinare le aree naturali già degradate, uno dei pilastri del Green Deal. Per l’approvazione, è stato necessario il cambio di posizione dell’Austria, annunciato domenica dal ministro dell’Ambiente Leonore Gewessler. L’Italia ha votato contro insieme a Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, mentre solo il Belgio si è astenuto.

La Nture Restoration Law fissa obiettivi giuridicamente vincolanti per ripristinare il 20% degli ecosistemi terrestri e marini degradati dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.

Per raggiungere questi obiettivi, i Paesi dell’Ue devono riportare da cattive a buone condizioni almeno il 30% degli habitat coperti dalla legge entro il 2030 – come foreste, praterie, zone umide, fiumi e laghi – e il 90% entro il 2050. Gli Stati membri devono inoltre garantire che queste aree non si deteriorino una volta ripristinate.

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“Buona notizia quella dell’approvazione finale da parte del Consiglio Ue della legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Uno dei provvedimenti-simbolo dell’agenda verde europea che, dopo uno stallo di più di due mesi, riesce a raggiungere un traguardo finale e che fisserà obiettivi giuridicamente vincolanti per ripristinare il 20% degli ecosistemi terrestri e marini degradati dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.  Ma se questa notizia rappresenta una vittoria per la tutela della biodiversità e per il Green Deal europeo, ci lascia con l’amaro in bocca il voto contrario dell’Italia (insieme a Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia). E sono molto lacunose le motivazioni dell’opposizione associabili agli impatti negativi del Regolamento sul settore agricolo dell’Unione europea, in termini di accrescimento di oneri economici e amministrativi. Il Governo italiano, superando la sua visione miope, per affrontare la crisi ambientale e realizzare la transizione ecologica dei territori, adotti la legge al più presto introducendo direttive da tradurre velocemente nei Piani di attuazione nazionale, fissando obiettivi misurabili che riguarderanno il recupero e ripristino di diversi ecosistemi, dalle foreste agli ecosistemi marini, nonché gli ambiti agricoli e urbani”.

“L’approvazione della Nature Restoration Law, nonostante sia stata rivista al ribasso rispetto agli obiettivi originari e sia poco ambiziosa, è importante perché batte le forze negazioniste del Green deal Ue – aggiunge Stefano Raimondi, responsabile biodiversità di Legambiente –. Ma soprattutto perché rappresenterà uno degli elementi chiave della strategia dell’Ue sulla biodiversità richiedendo anche obiettivi vincolanti per ripristinare gli ecosistemi degradati, in particolare quelli con il maggior potenziale per catturare e immagazzinare il carbonio e per prevenire e ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici. Nello specifico per raggiungere gli obiettivi fissati i Paesi dell’Ue devono ripristinare entro il 2030 almeno il 30% degli habitat coperti dalla legge, portandoli da cattive a buone condizioni, come foreste, praterie, zone umide, fiumi e laghi, e il 90% entro il 2050. Assicurandosi che tali zone non si deteriorino una volta ripristinate”.