
Legambiente: “Grave errore. Così facendo si avranno scelte territoriali differenti su questioni cruciali, da quella energetica a quella sulla mobilità sostenibile”
L’Aula di Montecitorio ha approvato il provvedimento sull’Autonomia differenziata nella notte del 18 giugno, con 172 voti a favore e 99 voti contrari, più 1 astenuto. L’Autonomia era uno dei punti forti dell’azione politica della Lega e del governo. Dura la replica delle opposizioni e delle associazioni.
“Il ddl sull’autonomia differenziata approvato oggi in via definitiva – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è un grave errore. In particolare il trasferimento alle Regioni delle competenze e risorse in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, di governo del territorio, di trasporti ed energia – abdicando al ruolo di indirizzo, coordinamento e controllo da parte dello Stato – porterà ad avere scelte territoriali differenti a partire proprio dai grandi e cruciali temi ambientali, come i controlli ambientali, le politiche energetiche e la mobilità sostenibile. Così facendo il rischio è che tutti non avranno gli stessi diritti ambientali in un contesto segnato da una crisi climatica che ha accelerato il passo con effetti sempre più evidenti sui territori, con perdite di vita umane e con ricadute economiche non indifferenti. Non va poi dimenticato che con questo provvedimento rischiamo di aggravare ulteriormente una disparità tra regione e regione sulle tematiche ambientali. Già oggi, infatti, il sistema dei controlli ambientali delle Arpa cambia da regione a regione, i piani regionali energetici tengono poco in conto le esigenze energetiche nazionali, il potenziamento dell’inadeguato trasporto ferroviario pendolare dipende dai singoli bilanci regionali. Con l’autonomia differenziata queste situazioni rischiano di moltiplicarsi anche su altri temi e di aggravarsi. In questi mesi abbiamo chiesto più volte che venisse avviato un confronto tra Parlamento e cittadini per una riforma equa e giusta ma ciò non è avvenuto. La transizione ecologica in Italia merita una organizzazione istituzionale completamente diversa nel Paese”.