Il Paese è bifronte

Dal Rapporto Comuni Rinnovabili 2024 di Legambiente emerge un’Italia a due facce

Un Italia a due facce. Da una parte, un Paese che dopo dodici anni torna a far crescere le fonti rinnovabili in modo importante, anche se non ancora ai livelli necessari per il raggiungimento degli obiettivi climatici e dall’altra, una politica energetica poco adeguata ad affrontare le emergenze climatiche e sociali, fatta con una corsa al gas, nuove infrastrutture fossili e ora anche con il ritorno al nucleare.  

Sono 5,79 GW le nuove installazioni a fonti rinnovabili realizzate nel 2023, e di questi 5,23 GW riguardano il solare fotovoltaico, di cui il 38% sono impianti con potenza inferiore ai 12 kW. Numeri importanti che danno il senso di un’Italia in movimento soprattutto dal basso e che a causa del caro bollette e caro carrello coinvolge soprattutto famiglie e piccole imprese. Numeri che si accompagnano alle 13 buone pratiche presentate quest’anno e che raccontano una qualità di progetti realizzati in grado di affrontare le tante criticità che spesso mettono in evidenza chi ancora oggi vuole disegnare un Paese non in grado di affrontare la transizione energetica. Impianti solari nei centri storici, nelle aree industriali, la partecipazione dei cittadini nei grandi impianti. O ancora la valorizzazione degli scarti agricoli. Tante storie che continuano non solo a raccontare territori, amministrazioni, famiglie che hanno deciso di investire e di credere in un nuovo modello energetico democratico e sostenibile ma anche in grado di portare benefici sociali, posti di lavoro, sviluppo e innovazione.  

Ora la scommessa è come accelerare la transizione energetica, smantellando le tante fake news che quotidianamente vengono riportate sui media locali e nazionale, e che di fatto contribuiscono non solo a creare incertezza, ma anche a rendere il nostro Paese sempre meno sicuro dal punto di vista energetico e a spingere le lobby del gas.  

La tendenza delle installazioni va modificata subito, non solo per evitare di far pagare alla collettività infrastrutture fossili, ma anche per disegnare un futuro diverso a livello nazionale e nei territori e che invece, stando alla media delle installazioni degli ultimi tre anni, rischia di raggiungere gli obiettivi climatici solo nel 2046, facendo perdere occasioni di crescita e competitività al nostro Paese, già superato da tanti paesi europei che si muovono con velocità e obiettivi decisamente diversi. Tra il 2020 e 2023 abbiamo perso la possibilità di installare almeno 34 GW di installazioni per una produzione di energia elettrica di almeno 63 TWh, pari 20% dell’intero fabbisogno di energia elettrica annuale o a tutto il consumo domestico italiano e che avrebbero permesso all’Italia di soddisfare, oggi, il 57% della richiesta di energia elettrica, contro i 37,3% attuali 

Sette le proposte che Legambiente fa al Governo: riformare e riunire in un testo unico il sistema delle normative in tema di autorizzazioni, semplificando i processi e definendo tempi certi entro il quale dare alle imprese pareri certi. Istituire e regolamentare la partecipazione dei territori. Sviluppare un vero e proprio piano delle rinnovabili che porti alla realizzazione di 90 GW di fonti rinnovabili entro il 2030. In linea con le sentenze della Corte costituzionale, rafforzare il divieto di moratoria contro le rinnovabili da parte di Regioni e Comuni.