A differenza di quanto sostenuto dai mass media nazionali, il nucleare a livello mondiale sta vivendo una seconda giovinezza. In particolare, l’Asia è protagonista di quello che è stato definito un rinascimento nucleare. E giustamente alche l’UE lo ha aggiunto nei suoi programmi. Le scorie sono un problema secondario che verrà ridotto ulteriormente con i reattori di quarta generazione autofertilizzanti e dal cosiddetto Rubbiatron. Sul fronte dell’idrogeno, invece, è vero che il sistema migliore è estrarlo dal metano sequestrato negli idrati, poiché purissimo e utilizzabile con ottimo rendimento nelle celle a combustibile, ma le tecnologie necessarie non sono ancora mature.
A quanti continuano a sostenere che il nucleare costituisce una tecnologia pericolosa ed in crisi, sfugge il fatto che attualmente a livello mondiale sono in avanzata fase di costruzione 53 centrali nucleari, altre sono in fase di licenziamento e molte in programmazione.
Per quanto concerne l’accettabilità popolare, nonostante la scorrettissima e distorta presentazione del nucleare da parte dei mass media, attualmente questa è molto migliorata. Inoltre, l’Italia importa quasi il 14% dell’energia elettrica di cui necessita da Francia, Slovenia e Svizzera, e questa è prodotta per mezzo della fissione dell’atomo: allora il nucleare è pericoloso solo in Italia?
Inoltre, vedi l’articolo pubblicato su ENERGIA nel 2016 (Nucleare di nuova generazione: i reattori a piombo) firmato da Ciotti me e Manzano, sono in fase avanzatissima di progettazione reattori di quarta generazione a sicurezza intrinseca che hanno un rendimento di almeno due ordini di grandezza superiore agli attuali. Si tratta di reattori autofertilizzanti, ossia che utilizzano gran parte delle scorie a più alta emivita prodotte dai reattori delle generazioni precedenti, eliminando la necessità di un loro confinamento.
Le poche scorie rimanenti possono agevolmente essere distrutte dal Rubbiatron. Si tratta di un reattore, ideato dal Professor Rubbia quando era Presidente dell’ENEA, ed attualmente in fase di realizzazione presso il Centro Ricerche Casaccia dell’Ente, che utilizza un acceleratore a sincrotrone per produrre un fascio di protoni che, colpendo un bersaglio in metallo pesante (piombo, uranio o torio) causano ad un flusso di neutroni attraverso un processo della spallazione. È possibile aumentare il flusso neutronico attraverso l’uso di un amplificatore di neutroni (costituito da un film sottile di materiale fissile che circonda la sorgente di spallazione). Si tratta di un reattore subcritico, incapace, quindi, di sostenere autonomamente una reazione a catena e, di conseguenza, causare qualsiasi tipologia di reazione autonoma.
Va aggiunto che i reattori di quarta generazione, lavorando ad alta temperatura, possono produrre idrogeno a costi ragionevolissimi.
Sono anche in costruzione in vari Paesi gli Small Modular Reactor, reattori modulari che si costruiscono in officina e possono essere posti in opera in tempi ragionevolissimi, stesso discorso per vale per i microreattori. Entrambe queste tipologie di reattori sono a sicurezza intrinseca (vedi “Il nucleare del futuro è già realtà” di Di Pietro, Romanello e Sepielli, edito da 21mo Secolo), e no n è corretto sostenere che sono fallimentari.
Fonte: IAEA
Per quanto concerne l’attuale confinamento delle scorie, altro spauracchio agitato da alcune frange ambientaliste e di conseguenza da politici terrorizzati dalla possibilità di perdere consensi a livello elettorale, il livello attuale delle tecnologie è pienamente soddisfacente, vedi il Quaderno AIN n° 4 pubblicato nel 2009, e se la scelta del sito nazionale (che non serve solo per i rifiuti delle centrali energetiche, ma anche per quelli di provenienza industriale ed ospedaliera) non è stata ancora fatta, nonostante i pregevoli studi dell’ENEA e dell’ISPRA, ciò è dovuto al fatto che il problema è squisitamente di opportunità politica: infatti, dopo aver terrorizzato la popolazione sul pericolo rappresentato dalla radioattività, ogni politico di qualsiasi schieramento è ben coscio che, in caso di scelta del sito del deposito, fra quelli indicati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), non verrebbe più eletto!
Riguardo al futuro dell’utilizzo dell’energia nucleare, a differenza di quanto accade nell’Unione Europea, dove solo la Francia, la Finlandia, la Gran Bretagna (uscita recentemente dall’UE) ed i Paesi dell’Europa orientale (Bielorussia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Ucraina e Ungheria) stanno costruendo o hanno in programma nuove centrali a livello mondiale il nucleare sta vivendo una seconda giovinezza; questo grazie soprattutto ai Paesi emergenti, Cina in primis, ma non solo. Va aggiunto che i paesi che hanno deciso di rinunciare al nucleare, in primis la Germania, fanno un utilizzo massiccio del carbone per produrre energia.
Va aggiunto che solare fotovoltaico ed eolico sono caratterizzati da bassa densità energetica ed intermittenza della disponibilità e, malgrado i cospicui contributi pubblici finora elargiti, l’attuale parco installato copre una frazione minima dell’energia di cui necessita il Paese.