Biodiversità, al via la COP16 di Cali per passare dalle parole ai fatti

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L’incontro internazionale, che proseguirà fino all’1 novembre in Colombia, è definito dalle Parti come la Cop dell’implementazione. Obiettivo: monitorare gli impegni presi nell’Accordo di Kunming-Montreal e valutare i progressi compiuti dai Paesi per la tutela degli ecosistemi e delle specie

È il momento di capire come agire per difendere le specie a rischio. Con lo slogan “Pace con la natura” lunedì 21 ottobre si è aperta a Cali, in Colombia, la COP16 sulla biodiversità, che si propone di consolidare gli impegni assunti nel 2022 durante la COP15, terminata con la firma dell’Accordo di Kunming-Montreal. In quell’occasione, 196 governi di tutto il mondo avevano approvato il “Global Biodiversity Framework” (GBF): un percorso che ha come obiettivo quello di invertire la perdita di biodiversità entro il 2050. E sempre di più, considerato anche il catastrofico calo del 73% della dimensione media delle popolazioni globali di vertebrati selvatici in soli 50 anni (1970-2020), rivelato nell’ultima edizione appena presentata del Living Planet Report del Wwf, è necessario che gli Stati parte della Convenzione Onu adottino impegni concreti per raggiungere gli obiettivi chiave del GBF.

La conferenza si concentrerà sulla valutazione dei progressi compiuti dai Paesi nell’attuazione degli obiettivi, tra cui la conservazione del 30% delle terre e degli oceani del mondo entro il 2030, la riduzione dell’inquinamento e la promozione dell’uso sostenibile delle risorse naturali. A Cali si dovrà passare dalle parole ai fatti. Per questo è stata definita la “COP dell’implementazione”.

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Secondo l’Ispra, un’altra importante area di negoziazione riguarderà i meccanismi di monitoraggio e rendicontazione dei progressi degli obiettivi di biodiversità. Inoltre, la conferenza affronterà le questioni relative all’accesso alle risorse genetiche e alla giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo, un principio noto come Access and Benefit-Sharing (ABS).

Per raggiungere gli obiettivi stabiliti, in Europa sarà fondamentale dare attuazione al Regolamento sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), attraverso la definizione entro i prossimi 2 anni di un Piano nazionale che veda coinvolte tutte le parti interessate.

Per ora solo 28 Paesi, inclusa l’Unione europea e 9 Stati Membri, tra cui l’Italia, hanno aggiornato le loro NBSAPs, cioè le strategie e i piani di attuazione nazionali per la biodiversità. Nello specifico la strategia italiana, pur risultando sulla carta allineata ai 23 target del GBF e con l’obiettivo di proteggere il 30% delle aree marine e terrestri entro il 2030 (target 3), manca ancora di un Piano di implementazione che sia adeguatamente finanziato affinché le ambizioni della Strategia possano tradursi in azioni concrete e incisive. La superficie terrestre protetta si ferma al 21,68% dell’intero territorio nazionale e ancora peggiore la situazione delle aree marine, ferme poco oltre l’11%.

La cerimonia di apertura del 21 ottobre è stata inaugurata da diverse esibizioni artistiche e dal discorso di Susana Muhamed, Ministra dell’ambiente della Colombia e attivista ambientale e climatica. Il programma prevede poi l’alternarsi di sessioni plenarie di alto livello, tra Ministri, scienziati e rappresentanti della società civile, riunioni di gruppi di lavoro ed eventi collaterali.

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Le sessioni plenarie saranno caratterizzate da interventi e discussioni dei leader governativi e delle principali parti interessate sui temi generali della conferenza. I gruppi di lavoro approfondiranno argomenti specifici come il finanziamento della biodiversità, il monitoraggio dei progressi e la gestione delle minacce alla biodiversità.