Legambiente: “In Italia comandano le lobby del gas e nucleare. Così facendo il Paese fa solo passi indietro aumentando le sue dipendenze energetiche dall’estero da Paesi instabili. Serve una svolta green”
A Baku, in Azerbaijan, lunedì 11 novembre sono cominciati i lavori della Cop29, in cui i 196 Paesi partecipanti sono chiamati a negoziare un nuovo obiettivo di finanza climatica, per arrivare a un accordo comune sulla quota di risorse economiche che i Paesi più industrializzati si impegnano a mettere a disposizione per i Paesi in via di sviluppo e quelli del sud del mondo che più intensamente subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici. Nel giorno dell’apertura della Conferenza delle parti, il primo a parlare è stato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha ribadito con forza la necessità di agire in maniera immediata e drastica sia sul fronte della mitigazione che su quello dell’adattamento ai cambiamenti climatici.
Dal Regno Unito invece, il primo ministro Keir Starmer ha promesso un taglio netto delle emissioni: “Il calo sarà dell’81 per cento, entro il 2035, rispetto ai livelli del 1990”.
A una settimana dalla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, l’inviato speciale per il clima John Podesta ha affermato che “anche se sotto la guida di Donald Trump il governo federale ha messo in secondo piano le azioni legate al clima, gli sforzi per prevenire i cambiamenti climatici rimangono un impegno degli Stati Uniti”. Il riferimento di Podesta è ovviamente al 2017, quando Trump aveva fatto uscire gli Usa dagli Accordi di Parigi. E lo stesso scenario è atteso per i primi giorni di carica del nuovo governo Trump. Secondo il Wall Street Journal una bozza dell’ordine esecutivo sarebbe già stata messa a punto.
Il 12 e il 13 novembre spazio ai Capi di Stato. Mentre dal 14 cominciano i negoziati sulla finanzia.
Giorgia Meloni ha preso parola nella mattinata del 13 novembre, insistendo sul futuro energetico dell’Italia. “Dobbiamo proteggere la natura avendo al centro l’uomo. Un approccio troppo ideologico e poco pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori dalla strada del successo”. Ha dichiarato Meloni durante il suo intervento. “La neutralità tecnologica è l’approccio giusto, poiché attualmente non esiste un’unica alternativa alla fornitura di combustibili fossili. Dobbiamo avere una prospettiva globale realistica. Abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato per favorire il processo di transizione e utilizzare tutte le tecnologie disponibili, non solo le rinnovabili, anche i biocarburanti e la fusione nucleare, su cui l’Italia è in prima linea e ha organizzato il primo incontro durante il G7″.
Da Napoli Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha commentato: “Le parole pronunciate oggi dalla Presidente Meloni alla Cop29 in corso a Baku dimostrano ancora una volta come in Italia comandino le lobby del gas e del nucleare. È assurdo che l’Italia continui a foraggiare le fonti fossili, a partire dal gas, e ad aprire la porta al nucleare che non risolve i problemi energetici italiani, già dalla pesante bolletta per famiglie e le imprese. Il nostro Paese sul fronte energetico continua ad avere una visione miope che sta facendo fare solo passi indietro anche nella lotta alla crisi climatica, creando al tempo stesso nuove dipendenze energetiche dall’estero, da paesi instabili politicamente. Nel resto d’Europa stati come la Germania stanno dimostrando con i fatti che si può e deve accelerare la transizione ecologica sia a colpi di rinnovabili sia spegnendo gradualmente tutte le centrali a fonti fossili, comprese quelle a carbone, entro il 2035. Il governo usi buon senso e non dimentichi che la Penisola può diventare un hub nazionale delle rinnovabili attraverso un modello fondato su fonti pulite, reti, accumuli ed efficienza. I dati campani che abbiamo presentato oggi a Napoli sui comuni rinnovabili ci raccontano di un meridione diverso. La Regione Campania su questo fa scuola, così come le tante realtà che stiamo incontrando e visitando con la nostra campagna I cantieri della transizione ecologica”.
Dipendenze energetiche dell’Italia
L’associazione ambientalista ricorda che il principale Paese fornitore dell’Italia è l’Algeria, dal quale proviene circa il 41% del gas importato nel 2023 (vs. il 36% nel 2022 e il 20% nel 2013). Dopo l’invasione della Russia in Ucraina i volumi russi importati si sono ridotti in modo significativo: infatti, nel 2018 le importazioni erano pari al 48% – facendo registrare il picco delle importazioni a partire dal 1990 rispetto al totale italiano -, ma nel 2022 questa quota è diminuita al 19% e al 2023 a circa solo il 5%. Ciò è reso possibile dalla riduzione della domanda da un lato e dall’altro dall’aumento dell’import dall’Algeria e da altri Paesi, come l’Azerbaigian (circa il 16% dell’import totale nel 2023, e 14% nel 2022 vs 0% nel 2013) e gli Usa (circa il 9% dell’import totale nel 2023 e 4% nel 2022 vs 0% nel 2013). Secondo la relazione sulla situazione energetica nazionale nel 2023 del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, l’Azerbaigian è stato anche il primo fornitore di petrolio greggio dell’Italia nel 2023 (18% del greggio importato totale).
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