Roma, 28 apr. (askanews) – Sul riarmo la Germania accelera e finisce per dividere la maggioranza che sostiene il governo italiano. La decisione di Berlino di inviare alla Commissione europea la richiesta di attivazione della clausola nazionale di sospensione del Patto di stabilità e di crescita per effettuare maggiori spese in difesa e armamenti, possibilità contemplata dal piano RearmEU lanciato a marzo dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è stata infatti accolta in modo diametralmente opposto dai due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, con il primo che parla del riarmo Ue come di “una follia” e l’altro che definisce quella della Germania “una scelta saggia”. Senza contare che il Mef, d’intesa con Palazzo Chigi, così come ribadito oggi da fonti del Ministero, non intende chiedere di utilizzare la clausola, anche se ne aveva auspicato il varo da parte della Commissione Ue.
“Le centinaia di miliardi per comprare armi mi sembrano l’ultima delle cose utili e intelligenti da fare. La Lega è a favore di investire in sicurezza nazionale, quindi assunzione di forze dell’ordine, uomini e mezzi per difendere l’Italia e gli italiani. Eserciti europei, riarmi europei, debiti comuni europei per comprare carri armati in Germania sono una follia”, ha scandito il leader della Lega Matteo Salvini a margine di una visita ad Euroflora a Genova.
“A me” quella della Germania “pare una richiesta saggia”, ha detto invece da Valencia, in Spagna, dove si trova per il congresso del Ppe, il leader di Forza Italia Antonio Tajani. “Bisogna scorporare le spese della difesa dal Patto di stabilità”, ha sollecitato Tajani aggiungendo che “noi annunceremo al vertice della Nato che abbiamo raggiunto il 2%, rispettando gli impegni che abbiamo preso”.
Dal canto suo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva sostenuto ed esplicitamente chiesto, nei mesi scorsi, la possibilità di scorporare le spese per la difesa dal calcolo del Patto di stabilità, ma “oggi – aveva detto la premier alla Camera lo scorso marzo, nelle comunicazioni in vista dell’ultimo Consiglio Ue – non possiamo non porre il problema che l’intero Piano presentato da Von der Leyen si basa quasi completamente del debito nazionale degli Stati”. Una strada che per l’Italia, gravata dal peso di un debito pubblico oltre il 135% del Pil, risulta più impervia rispetto a quei Paesi, come la Germania, che hanno un grande spazio fiscale. Tant’è che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in occasione dell’Ecofin informale a Varsavia, aveva detto che l’Italia “non ricorrerà alla richiesta di sospensione della clausola, almeno finché non ci sarà stata l’assemblea Nato di giugno per fare il punto sulle richieste”. Posizione ribadita oggi da fonti del Mef, che hanno aggiunto come “sostanzialmente il nostro 2%” di spese per la difesa in rapporto al Pil l’abbiamo già raggiunto”.
Sulle divisioni nella maggioranza picchia duro in particolar modo il M5s. “Oggi il leader della Lega parla della follia del riarmo a seguito dell’annuncio della Germania di attivare la clausola contenuta nel Rearm EU”, ma “la Lega è quel partito che esprime il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che assieme a Guido Crosetto e Giorgia Meloni ha combattuto per due lunghi anni cercando lo scorporo delle spese in difesa dal patto di stabilità. Ovvero cercando di creare quel meccanismo contabile che è alla base del Rearm EU stesso”. Ragion per cui, hanno sottolineato in una nota i capigruppo del M5s di Camera e Senato, Riccardo Ricciardi e Stefano Patuanelli, “rimane la drammatica responsabilità di Salvini e dell’esecutivo che sostiene di aver consentito alla Germania di frammentare l’Europa a suo unico vantaggio. E’ evidente – hanno concluso gli esponenti del M5s – che i sovranisti leghisti e i patrioti meloniani fanno danni irreversibili al Paese, mentre Forza Italia esulta inneggiando non si sa bene a quale risultato. Una maggioranza ridicola, ipocrita e a pezzi”.
La Germania è il primo e unico Paese ad aver presentato, finora, la richiesta di sospendere il patto di stabilità, ma “diversi altri Paesi stanno lavorando” in stretto contatto di Bruxelles a ipotesi simili, ha spiegato un portavoce della Commissione.