Trump ha fulminato il leader ucraino con queste parole: “non hai le carte in regola e devi accettare le condizioni di Putin che possiede l’atomica”. Siamo dunque tornati all’età delle barbarie: una democrazia disarmata deve scegliere il signore della guerra a cui assoggettarsi, il feudatario a cui pagare il tributo.
Il liberalismo che sta alla base di tutte le costituzioni moderne è stato accantonato. Un popolo che lotta per la propria libertà e fa appello al diritto internazionale, finisce per diventare “fastidioso”.
Mattarella, che invita gli italiani a rispettare la Costituzione, è considerato un visionario sullo stesso piano del Papa. Ha tuttavia ragione il nostro capo dello Stato: i principi della democrazia hanno una caratteristica, li devi rispettare tutti, non puoi scegliere quelli che ti convengono.
Ad esempio, se il mondo ammette il principio di prevalenza della forza nelle relazioni internazionali, cascano come birilli tutti gli altri principi universali sui quali si fondano le democrazie: il cosiddetto effetto “domino”.
Trump ha cambiato le regole

Le norme internazionali prevedono che una Nazione non possa intraprendere una guerra a scopo di conquista, impiegando le sue forze armate contro la libertà di un popolo. Tuttavia, la stessa Nazione può prendere le armi per la difesa del suo territorio e della sua indipendenza.
Proprio sulla base di questi principi, Putin considera giusta la guerra con l’Ucraina perché deve recuperare territori di lingua, tradizioni e costumi russi. Sarebbe stata quindi l’Ucraina ad essersi annessa una “fetta” di territorio russo “sacro ed inviolabile”. Così inviolabile che lo zar rapisce migliaia di bambini ucraini per ripopolare l’immenso paese da lui governato, rieducando quegli innocenti al “Russian way of life”.
Per risolvere le guerre moderne occorreva un atto di fede nei confronti dell’Onu e facilitarne al massimo il funzionamento, la difesa e l’esaltazione. E bisognava farlo ad ogni costo perché una nuova catastrofe provocherebbe, senza possibilità di rimedio, il crepuscolo della nostra civiltà e l’agonia della specie umana.
Ciò non è avvenuto perché i paesi che avevano vinto la Seconda guerra, volevano governare il mondo attraverso il diritto di veto, che rappresenta un supremo atto di forza. Stati Uniti, Cina, Russia, sono dunque fra i principali responsabili dello stato di pericolo in cui versa l’umanità.
Il ricorso all’arbitrato
La condizione indispensabile per contrastare gli atti di forza è il ricorso all’arbitrato. La sola costituzione al mondo in sintonia con i principi universali di libertà, è quella della Repubblica tedesca, il cui art. 24 prevede: “Per la risoluzione delle controversie internazionali, la Federazione aderisce a convenzioni relative ad una giurisdizione arbitrale internazionale, generale, ampia ed obbligatoria”.
Trump vuole rendere grande il suo paese e per farlo investe in armi, pretende che lo stesso facciano gli altri paesi della Nato e considera l’ONU un ente inutile perché non lo controlla più.
Russia e Usa costituiscono due esempi di “sovranismo” che consiste nella tutela esasperata del territorio e degli interessi economici dei propri cittadini. Si devono aggiungere gli inglesi, che hanno votato per la Brexit perché non vogliono lavoratori europei in competizione con i propri, non intendono avere a che fare con burocrazie invasive e sono affezionati alla loro sterlina come ai tempi della Regina Vittoria.
Infine, non si può dimenticare che l’esercito europeo non esiste per la fiera opposizione di un popolo unito dalla “grandeur” e che il campione mondiale del nazionalismo è proprio la Francia. Senza che ce ne accorgessimo, il mondo è diventato “sovranista”.
In questa situazione, la sinistra italiana denuncia il “sovranismo” della Meloni e di un paese “lilliput” come l’Ungheria.
Anche un ideologo del diciannovesimo secolo capirebbe che il sovranismo è la risposta naturale alla fine dei valori liberali: se non esiste più una forza internazionale in grado di contenere i signori della guerra, si verifica l’effetto “domino”, perché ogni paese deve pensare a se stesso, deve schierarsi e armarsi per sopravvivere.
Proprio questo pretende Trump dai vassalli europei, i quali devono pagare il “dazio” per essere protetti. Cascano come birilli tutti i valori internazionali, ad esempio il diritto d’asilo e la libertà economica.
Cosa pretendono i popoli sovranisti dai propri governi? La risposta è semplice: benessere, sicurezza, difesa dalle aggressioni esterne, con assoluto disinteresse per i valori ideali per i quali avevano combattuto i nostri padri. L’alleato più “utile” è quello più “forte” anche se non rispetta i valori occidentali. L’Europa potrà scegliere di allearsi con Trump oppure con l’autocrate cinese, a seconda della convenienza economica del momento.
Nell’ultimo trentennio si è verificato un evento sociale senza precedenti, ossia la spinta incontrollabile di intere popolazioni dal sud al nord del pianeta, che riguarda principalmente l’Europa e gli Stati Uniti d’America.
Il grande interrogativo che è stato posto dai sovranisti ai propri elettori è il seguente: esistono, oppure no, organizzazioni sovranazionali che usano l’immigrazione al posto delle armi convenzionali? Il dubbio è d’obbligo perché è facile constatare che una guerra in Siria, in Libia in Afganistan e in altri paesi del mondo, genera esodi di massa.
In questo contesto internazionale, è forse vero che esistono ONG in grado di gestire il business dell’immigrazione irregolare camuffato da principi umanitari? Spetta alla classe politica portare avanti indagini per valutare ogni indizio: si tratta di una colossale fake new oppure di un problema reale?
Il primo passo è quello di stabilire se i finanziamenti a queste attività prive di lucro derivino da associazioni umanitarie e da privati benefattori oppure da altri centri di interesse che occorre individuare.
Secondo dubbio: le manifestazioni pubbliche di militanti che sventolano le bandiere di Hamas e che bloccano la circolazione stradale e ferroviaria, sono espressione di autentico spirito di solidarietà verso un paese martoriato oppure sono uno strumento di destabilizzazione puntato contro la nostra economia e i nostri cittadini?
Per chiarire la questione occorre rispondere a questa semplice domanda: per quale ragione non si è tenuta una manifestazione di piazza o anche solo un “sit-in” a favore degli ucraini che hanno già lasciato sul campo mezzo milione di vittime in prevalenza civili e su cui pesa la minaccia della bomba atomica “tattica”, annunciata ogni giorno dagli scherani dello zar? Perché nessuno ricorda il grande eccidio contro il popolo israeliano da parte di Hamas?
L’idea che dietro le manifestazioni pro PAL ci sia lo zampino di qualche potenza straniera, magari di uno sceiccato o di una autarchia religiosa, non sembra così peregrina ed in ogni caso va verificata.
Il decreto sicurezza è in gran parte giustificato dall’esigenza di difendere la Nazione da questo tipo di crimine socio-politico che contribuisce a generare il disordine sociale. Identificare ogni giovane che partecipa a cortei devastanti, diventa atto obbligato anche se di stampo “fascista”. Quando la sinistra denuncia che la Meloni ha il solo “modesto” obbiettivo di far arrivare i treni in orario, dà prova di miopia politica. Se ne è avuta una prova in America, dove Reagan vinse due volte le elezioni perché era riuscito a estinguere il sindacalismo ricattatorio che bloccava ferrovie e aeroporti.
La questione del diritto di asilo per gli stranieri vittime delle persecuzioni razziali e politiche, dimostra che non si può separare la pace internazionale da quella interna. Per questo le leggi degli Stati, comprese quelle costituzionali, devono essere subordinate alle norme internazionali.
Ma queste norme sono state disattese per quanto riguarda le guerre, che generano morti in misura esponenziale rispetto alle vittime dell’immigrazione. Come si fa a pretendere il rispetto del diritto internazionale per la tutela degli immigrati quando si accetta la logica della forza nei rapporti tra Stati?
Se facessimo un referendum per eliminare il diritto d’asilo dalla Costituzione, tale referendum, anche se approvato con maggioranze bulgare, non avrebbe alcun valore. Un intero popolo non può eliminare un diritto universale.
In punta di diritto, hanno quindi ragione i giudici italiani e americani quando contestano i centri di accoglienza in Albania o fuori dagli Usa, dal momento che non possono essere aggirati i diritti del singolo migrante ad una “giusta” istruttoria della sua posizione individuale.
Tuttavia, un governo ha il dovere di contenere un fenomeno di massa che non esisteva all’epoca di formazione di quelle stesse norme e l’idea che le moderne autocrazie usino l’emigrazione forzata come strumento di destabilizzazione sociale dei paesi democratici, nei fatti è provata.
Rispetto al conflitto tra giudici e governo in materia di emigrazione, il nuovo cancelliere tedesco dichiara che modificherà la costituzione, senza capire che ciò non servirà a nulla. Se le destre assumessero il potere, non sarebbero in grado di risolvere il problema e credo che la stessa Corte di Giustizia europea darà ragione ai magistrati italiani che considerano illegittimo l’operato del governo Meloni. Insomma, il problema dell’immigrazione irregolare è diventato argomento di propaganda elettorale costruito sul nulla.
Esistono solo strumenti interni alle democrazie che consistono nello sveltire al massimo le “istruttorie” delle domande di asilo. I magistrati che condannano il governo Meloni per le questioni dell’immigrazione, sono gli stessi che non garantiscono ai cittadini il “giusto processo”, il diritto più importante nella scala dei valori umani. Le condanne dell’Italia da parte dell’Europa in materia di durata dei processi hanno raggiunto livelli intollerabili che non hanno uguali nelle altre democrazie mondiali. Sembra evidente che i tempi biblici di controllo delle domande degli immigrati siano dovute all’incapacità organizzativa di chi se ne deve occupare.
I governi che cercano di contenere i clandestini costituendo centri di ricevimento all’estero dichiarano di essere costretti a farlo perché i giudici non rispettano i tempi del giusto processo.
I magistrati affermano che tutto dipende dall’aumento spropositato dei reati nel paese. Insomma, il mancato funzionamento della giustizia dipenderebbe da fattori esterni alla Magistratura. Esattamente come la Meloni lamenta che il fenomeno migratorio ha raggiunto livelli non governabili con gli strumenti convenzionali.
L’immigrazione rappresenta forse il caso emblematico che giustifica la limitazione dell’autogoverno dei magistrati.
Tra i valori usciti dalla lotte socialiste del passato, sono ricompresi il diritto alla salute, all’istruzione, alle libertà sindacali, al posto di lavoro e alla stabilità dell’impiego, alla legislazione sociale, alla partecipazione operaia alla gestione della vita economica, alla rivalutazione dei salari, alla garanzia del potere d’acquisto, al diritto all’abitazione.
Questi diritti sociali si basavano sul principio che fosse lo Stato a guidare l’economia. Il modello sovietico è peraltro crollato per il fallimento dell’economia guidata dallo Stato capitalista. Ha invece avuto successo il sistema “ibrido” cinese che ha saputo coniugare la presenza del partito unico con l’economia di mercato.
Lo smantellamento delle partecipazioni statali in Italia e l’introduzione del mercatismo a livello “globale”, ha reso irrealizzabile il diritto al lavoro, la rivalutazione dei salari e il blocco dell’inflazione, che non dipendono più dallo Stato ma dalla legge della domanda e dell’offerta.
Dobbiamo constatare il fallimento del globalismo economico, che ha portato l’America sull’orlo del tracollo finanziario del debito pubblico, al quale Trump tenta di rimediare con l’arma dei dazi. L’aver messo il consumatore al centro della politica economica in luogo del lavoratore, è stato un danno assoluto che ha messo il potere della finanza al di sopra di quello statuale.
In conclusione il potere delle istituzioni non può essere separato dall’analisi critica del loro funzionamento.
Se dovessimo concludere che un “diritto” ereditato dal passato viene prima della politica, sarebbe la fine del sistema democratico.
La logica giuridica si crea a tavolino, ma la democrazia è il risultato di confronto, di progresso o regresso, di tumulto di assemblee, di lotta fra gruppi e interessi organizzati, che riguardano il tempo in cui viviamo.
L’articolo Trump, la fine delle democrazie moderne e il trionfo del sovranismo: ecco perché il mondo è col fiato sospeso proviene da Blitz quotidiano.