
Il Consorzio italiano compostatori ha lanciato la proposta in occasione del Green Med Expo & Symposium di Napoli. La presidente Lella Miccolis: “Le filiere dei rifiuti differenziati secchi ed umidi devono collaborare per evitare le contaminazioni”
“Urban Carbon Farming: il suolo è alleato contro il riscaldamento globale”. È il titolo dell’incontro organizzato dal Cic, il Consorzio italiano compostatori, in occasione del Green Med Expo & Symposium, svoltosi a Napoli dal 28 al 30 maggio. Un approfondimento dedicato all’uso del compost per la creazione e rigenerazione del verde urbano, per una buona pratica che può contribuire a migliorare la fertilità organica dei suoli urbani, ridurre le isole di calore, incrementare la resilienza urbana e creare spazi di benessere per i cittadini.
Urban carbon farming: cos’è
Il concetto di urban carbon farming è una declinazione innovativa del carbon farming, l’insieme di pratiche agronomiche volte al sequestro di carbonio nel suolo e al miglioramento del bilancio del carbonio, con l’obiettivo di portare nelle città interventi agronomici capaci di rigenerare il tessuto urbano e contrastare gli effetti del cambiamento climatico, in linea con i target ambientali dell’Unione Europea.
Si tratta di una strategia su cui è necessario investire in modo sempre più strutturato considerato che ad oggi in Italia il consumo di suolo continua ad aumentare, interessando fino al 15% delle aree urbane.
Compost: serve rifiuto organico di qualità
Ma per alimentare il ciclo virtuoso del carbon farming urbano e per produrre compost, serve rifiuto organico di qualità. Negli ultimi anni il Cic sta però registrando un preoccupante aumento delle impurità nella frazione organica raccolta: plastiche, metalli e altri materiali non compostabili, così come i sacchetti per il conferimento in plastica tradizionale che finiscono nella raccolta dell’umido, compromettono i processi di trasformazione e la qualità stessa del prodotto finale. È quindi fondamentale rafforzare la consapevolezza collettiva sull’importanza di una raccolta differenziata corretta, affinché ogni cittadino diventi parte attiva di una vera economia circolare. Una gestione responsabile dei rifiuti organici è infatti il primo passo verso un futuro sostenibile. Per decenni infatti, il rifiuto è stato semplicemente considerato come qualcosa da smaltire. Oggi, in un contesto globale segnato dalla crescente scarsità di materie prime e dalla crisi climatica, questo paradigma è destinato a cambiare radicalmente.
La vera sfida consiste dunque nell’adottare una visione sistemica, che consideri il ciclo del rifiuto come un vero e proprio sistema industriale integrato. Ogni passaggio, dalla raccolta alla selezione, dal trattamento alla valorizzazione finale, deve essere progettato e gestito in modo efficiente, coordinato e sostenibile. Per questo motivo, il CIC si impegna a promuovere un sistema di raccolta e trattamento dell’organico che sia efficiente, efficace e, soprattutto, di qualità. Senza dimenticare il tema dei criteri ambientali minimi e Green Public Procurement, anche alla luce del recente decreto del ministero dell’Ambiente, che, integrando le disposizioni normative del 2022, vuole ridurre gli impatti ambientali correlati alla raccolta e al trasporto dei rifiuti urbani, garantendo, allo stesso tempo, la massimizzazione della qualità e della quantità della raccolta.
Di questi temi ha parlato la presidente del Cic Lella Miccolis nel suo intervento al convegno “Raccolta differenziata, è ora di un cambio di paradigma”. “La raccolta differenziata non è il fine ma il mezzo, l’unico obiettivo è il riciclaggio ovvero recupero di materia ed energia – ha dichiarato – Le filiere dei rifiuti differenziati secchi ed umidi devono collaborare per evitare le contaminazioni, favorendo in tal modo la riduzione dei costi di gestione e l’ottenimento di prodotti da riciclo di qualità”.
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