Scienza, la Francia accoglie i primi ricercatori Usa ‘minacciati’ dai tagli di Trump

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Ad Aix-Marsiglia prende avvia il programma ‘Un posto sicuro per la scienza’ per i ricercatori che non possono proseguire i propri studi negli Usa a causa delle politiche di Trump. Ben 39 che lavorano per salute, astrofisica, scienze umane e clima. Altri 20 previsti per settembre

Negli Stati Uniti, la libertà accademica dei ricercatori è minacciata gravemente dalla politica di Donald Trump. In risposta, l’Università di Aix-Marseille ha lanciato lo scorso marzo un appello per gli scienziati che avessero voluto proseguire i propri studi in modo indipendente.

Quel giorno è arrivato. L’Università infatti ha accolto i primi studiosi, che resteranno a lavorare nel sud della Francia per tre anni. “Il principio della libertà accademica – ha insistito Brian Sandberg, storico originario dell’Illinois accolto con una decina di connazionali da una cerimonia – è davvero in pericolo negli Stati Uniti, così come tutto il sistema dell’insegnamento superiore”.

L’università di Aix-Marseille ha fatto sapere che, nel quadro del suo programma “Safe place for science” (Un posto sicuro per la scienza), ha ricevuto 298 candidature di ricercatori appartenenti a istituzioni prestigiose come Berkeley, la Nasa o Stanford. Al termine di un processo di preselezione, sono stati scelti 39 candidati che lavorano nei settori della salute, dell’astrofisica, delle scienze umane e del clima. Per altri 20 il reclutamento in Francia è previsto per il mese di settembre.

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“Salvare i nostri colleghi americani, accoglierli, significa accogliere e favorire la ricerca mondiale”, ha detto il presidente dell’Università, Eric Berton, nel corso della cerimonia organizzata in uno dei laboratori che accoglierà i ricercatori, quello di astrofisica di Marsiglia. Il budget di “Safe place for science” è di 15 milioni di euro, con borse di 3 anni per gli studiosi. Prima degli americani, Aix-Marseille ha accolto negli ultimi anni ricercatori di Ucraina, Yemen, Afghanistan e più recentemente dei Territori palestinesi, con le rispettive famiglie, nell’ambito del programma “Pause”, che sostiene ricercatori e artisti costretti all’esilio.

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