
Il Consiglio dei leader indigeni dell’Amazzonia, chiede la sospensione immediata del processo di licenza ambientale per l’esplorazione petrolifera. “Danni irreversibili alla biodiversità”
Il Consiglio dei Cacicchi dei Popoli Indigeni dell’Oiapoque (Ccpio) – che riunisce oltre 60 leader delle etnie amazzoniche Karipuna, Galibi Marworno, Galibi Kali’na e Palikur Arukwayene che vivono nell’area al confine tra Brasile e Guyana francese – ha chiesto la sospensione immediata del processo di licenza per l’esplorazione petrolifera nei bacini al largo della foce del Rio delle Amazzoni, nello stato di Amapà al confine con l’Amazzonia in Brasile. L’asta per la concessione dei 47 pozzi nella regione è stata fissata dall’Agenzia nazionale del petrolio (Anp) per il prossimo 17 giugno.
In una lettera aperta, le comunità denunciano la mancata consultazione previa delle organizzazioni indigene che vivono nella regione – obbligatoria secondo la legge e la Costituzione – e criticano le dichiarazioni dei presidenti della Repubblica Luiz Inacio Lula da Silva e del Senato David Alcolumbre, accusandoli di “disinformare la popolazione dello stato di Amapá” promuovendo progetti che mettono a rischio vite e ambiente.
“La perforazione petrolifera porterà inquinamento, distruzione degli ecosistemi e danni irreversibili alla biodiversità. Non accettiamo che gli interessi economici si impongano sulla vita dei nostri parenti e delle generazioni future“, si legge nel testo.
Gli ambientalisti denunciano inoltre il rischio climatico, citando un’analisi di Climainfo secondo cui l’esplorazione alla foce del Rio delle Amazzoni potrebbe generare 4,7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, in contrasto con gli impegni assunti dal Paese nel quadro dell’Accordo di Parigi. Anche la procura federale ha chiesto l’esclusione dei 47 blocchi dall’asta, evidenziando la sensibilità ambientale della regione e le difficoltà nel processo di licenza.
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