Via libera nel consiglio dei ministri del 21 novembre. Nella mappa viene stabilita una distinzione tra siti sulla terraferma e sul mare. Stabiliti i paletti per le Regioni, mentre resta ancora bloccato l’atteso decreto Energia
Nel consiglio dei ministri del 21 novembre è stata approvata la nuova mappa per le aree idonee per le installazioni di impianti rinnovabili. L’atteso passaggio è stato inserito nel decreto Transizione 5.0 e non, per come era atteso, nel decreto Energia che rimane dunque ancora bloccato.
Nel maggio scorso il Tar del Lazio aveva bocciato il decreto Aree idonee del governo stabilendo che le Regioni non possono definire autonomamente i perimetri entro cui si possono installare o meno impianti ma devono rispettare le norme nazionali. Per svincolarsi dallo stop imposto dal Tar, e rispettare i target del Pnrr, il governo ha dunque dovuto predisporre una normativa nazionale vincolante per l’individuazione delle aree inserendo il provvedimento nel decreto Transizione 5.0.
Il nuovo dl prevede una distinzione tra aree idonee sulla terraferma e sul mare. Nel primo elenco rientrano cave e miniere non più utilizzate, vecchie discariche, aree oggetto di bonifica, siti ferroviari, aeroportuali o autostradali, beni del demanio militare e non, impianti industriali, artigianali o commerciali, parcheggi, invasi idrici, ma anche come riportato da Ansa “le aree classificate agricole racchiuse in un perimetro i cui punti distano non più di 500 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale” e “le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri”. L’installazione degli impianti fotovoltaici a terra in zone agricole verrà invece concessa solo nelle aree dove sono già installati impianti della stessa fonte purché non si aumenti di oltre il 20% l’area occupata.
Nell’elenco delle aree idonee a mare rientrano invece le piattaforme petrolifere in disuso, i porti per gli impianti eolici fino a 100 MW e le aree individuate dai piani di gestione dello spazio marittimo.
Per quanto riguarda le Regioni, entro 120 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento potranno individuare ulteriori aree idonee ma dovranno attenersi ai vincoli previsti nella normativa nazionale. Priorità dovrà essere data all’individuazione di aree dove insistono poli industriali e dove si paventa la possibilità di avviare processi di riconversione industriale. Dovranno essere salvaguardati il patrimonio culturale e il paesaggio, le aree naturali protette e i siti Unesco. Mentre per ciò che concerne le aree agricole al loro interno le aree idonee potranno estendersi da un minimo dello 0,8% della superficie interessata a un massimo del 3%.
