È ancora presto per parlare di sviluppi concreti nelle indagini sull’attentato che ha colpito Sigfrido Ranucci il 16 ottobre, ma stanno emergendo nuovi dettagli che potrebbero aiutare gli inquirenti a identificare i responsabili. L’esplosione ha distrutto l’auto del giornalista e quella della figlia, parcheggiate davanti alla casa di famiglia a Campo Ascolano, frazione di Pomezia (Roma).
Secondo le prime testimonianze, un uomo incappucciato sarebbe stato visto allontanarsi di corsa dall’area subito dopo la deflagrazione. Inoltre, un’auto rubata è stata trovata poco distante dalla villetta teatro dell’attentato, un elemento che gli investigatori considerano significativo. Un altro aspetto che incuriosisce gli inquirenti riguarda i movimenti recenti di Ranucci: il giornalista era appena rientrato a casa dopo una lunga assenza. Ci si chiede quindi se chi ha colpito fosse a conoscenza dei suoi spostamenti.
L’uomo incappucciato e i nuovi dettagli sull’attentato
“Sigfrido era tornato a casa da dieci minuti, la cosa più inquietante di tutte è che lui non tornava a casa da una decina di giorni, era in giro”, ha rivelato il collega e inviato di Report Giorgio Mottola nel programma Un giorno da pecora su Rai Radio1. “Quindi è molto probabile che qualcuno lo abbia monitorato e lo stesse aspettando”.
Lo stesso Ranucci ha confermato in un’intervista a LaPresse: “Io non c’ero nei giorni precedenti e c’erano i miei familiari però lì è un via vai continuo”. Mottola ha aggiunto un dettaglio cruciale: l’esplosione sarebbe avvenuta “attraverso una miccia, accesa da qualcuno che era lì e che infatti è stato visto fuggire via un soggetto incappucciato”.
Nel frattempo, i carabinieri hanno individuato un’auto rubata, una Fiat 500X, in una traversa vicina all’abitazione del conduttore. Gli artificieri dell’Arma, insieme ai militari di Frascati e al nucleo radiomobile di Pomezia, hanno eseguito controlli accurati per verificare ogni possibile collegamento con l’attentato.
Le ipotesi di Ranucci e il possibile avvertimento
Ranucci ha raccontato che “l’esplosione è avvenuta alle 20:17”. “Lo possiamo dire con certezza perché anche i carabinieri sono riusciti a sentire un audio di una persona di un vicino che casualmente stava incidendo un vocale e pur essendo lontano due stabili da dove c’è stata l’esplosione ha sentito un botto tremendo ed era l’orario delle 22:17”, ha spiegato.
Con gli inquirenti, il giornalista sta cercando di “ricostruire un po’ tutta la vicenda”, anche se ammette che “è un po’ complicato, insomma capire bene quale potrebbe essere la pista”. Secondo Ranucci, “ci sono quattro cinque tracce importanti che però per coincidenza alla fine riconducono sempre agli stessi ambiti, no? E quindi però son cose complesse, son cose molto complesse da provare”.
Il conduttore di Report ha voluto ringraziare per la solidarietà ricevuta: “È stato importante sentire i colleghi eh gli amministratori vicini perché credo che è dai tempi di Costanzo che non accada una cosa del genere”. Quanto alle motivazioni dell’attentato, Ranucci non ha dubbi: “Ecco io credo che se deve essere visto come un avvertimento, e secondo me questo lo è” riguarda “forse qualche inchiesta futura che però riallaccia il passato”. Ha poi concluso ricordando che “l’ambiente della eversione di destra è stato uno dei primi contesti che abbiamo analizzato” in Procura.
L’articolo Attentato a Ranucci: il giornalista spiato, l’uomo incappucciato in fuga e l’auto rubata vicino casa proviene da Blitz quotidiano.