Biodiversità, Ipbes: “Per contrastare la crisi serve un cambiamento trasformativo della società”

Gorilla

Bisogna cambiare il modo in cui interagiamo con la natura. Da Windhoek, in Namibia, gli esperti Ipbes di 150 Paesi presentano un rapporto storico e indicano le strategie utili, tra cui inclusione e rispetto per le conoscenze locali

Al futuro sostenibile si può arrivare solo muovendosi su più binari, ricordando che salute umana, cambiamento climatico e biodiversità sono sempre interconnessi. La dimensione media delle popolazioni globali di vertebrati selvatici è calata di oltre il 70% in soli 50 anni, e non se la passano molto meglio gli invertebrati. Un quadro desolante che avrà conseguenze negative a cascata anche sul nostro stile di vita.  L’unica soluzione utile per raggiungere gli obiettivi di sviluppo giusto e sostenibile e contrastare la perdita di biodiversità è quindi mettere in atto un cambiamento trasformativo urgente e non più rimandabile del sistema socio-economico mondiale, che implica un cambio immediato di visioni (modi di pensare, vedere e conoscere), strutture (forme di organizzazione e governo) e pratiche (stile di comportamento e relazioni). Lo ha affermato l’Ipbes, la Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, durante l’appuntamento internazionale tenuto a Windhoek, in Namibia, dal 10 al 16 dicembre scorsi. Lo storico documento redatto nell’incontro, a cui hanno partecipato comunità scientifiche di oltre 150 paesi, è firmato da 147 membri di governo e si basa su analisi comparative effettuate da studiosi di tutto il mondo. I dati indicano in modo chiaro che è necessario effettuare un cambiamento sistemico per raggiungere i 23 obiettivi al 2030 inseriti nell’Accordo di Kunming-Montreal sulla biodiversità.

Le attuali configurazioni di visione, strutture e pratiche politiche perpetuano e rafforzano le cause di fondo della perdita di biodiversità e del declino della natura

Secondo gli esperti, infatti, le attuali configurazioni di visione, strutture e pratiche politiche perpetuano e rafforzano le cause di fondo della perdita di biodiversità e del declino della natura. Basti pensare al modello produttivo, alle disuguaglianze economiche e politiche e all’approccio dominante che esiste sulla natura e sulle persone, sorto in epoca coloniale e che ancora persiste nel tempo. La professoressa norvegese Karen O’Brien, copresidente della conferenza, ha sottolineato che “L’impatto delle azioni e delle risorse dedicate a prevenire il cambiamento trasformativo, ad esempio attraverso le lobby o la corruzione, oggi è superiore a quello delle azioni dedicate alla conservazione e all’uso sostenibile della biodiversità”.

Gli autori hanno creato e analizzato un database di centinaia di casi di studio con un potenziale di trasformazione. La loro analisi mostra che i risultati positivi per vari indicatori economici e ambientali possono verificarsi già nel corso di un decennio. L’analisi mostra anche che le iniziative che affrontano e contrastano simultaneamente diversi fattori coinvolti nella perdita di biodiversità e il declino della natura portano a risultati più positivi per le società, le economie e la natura.

Incontro biodiversità Ipbes Namibia
Foto: Kiara Worth

Il rapporto dell’Ipbes identifica quindi cinque strategie da adottare per agire in maniera sinergica per la sostenibilità:

  1. Rigenerare e restaurare i luoghi di valore per le persone e la natura, che ne esemplifichino la varietà bioculturale;
  2. Integrare la biodiversità nei settori maggiormente responsabili del declino della natura (diversi studi suggeriscono per esempio che ridurre l’utilizzo di elementi artificiali nei paesaggi agricoli può migliorare la produttività delle coltivazioni);
  3. Trasformare i sistemi economici in ottica di conservazione della natura (si stima che siano necessari da 722 a 967 miliardi di dollari all’anno per gestire in modo sostenibile la biodiversità e mantenere l’integrità degli ecosistemi. Agire ora potrebbe generare 10.000 miliardi di dollari di opportunità commerciali e 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030);
  4. Rendere i sistemi di governo più inclusivi, responsabili e adattabili (solo l’1,85% della ricchezza mondiale è in mano a oltre il 50% della popolazione mondiale più povera);
  5. Cambiare prospettiva per riconoscere l’importanza delle interconnessioni tra esseri umani e natura (si può attribuire maggiore valore alle esperienze basate sulla natura e sullo sviluppo di conoscenze, incluse quelle indigene e locali).

Un secondo rapporto, stilato sempre nell’appuntamento a Windhoek, si chiama Nexus e sottolinea il legame tra i cinque grandi temi ambientali: biodiversità, acqua, cibo, salute e cambiamento climatico. Per arrestare e invertire il declino della biodiversità c’è bisogno di circa mille miliardi di dollari l’anno, l’1% del Pil mondiale.

La strada è segnata e l’avvertimento dell’Ipbes in Namibia è chiaro: se non agiamo subito con urgenza per contrastare la perdita di biodiversità, sarà vano ogni passo compiuto verso un futuro sostenibile.