
Dazi ambientali, contributi dalle grandi aziende, tasse sui RAEE mal gestiti. La riforma sulle nuove entrate europee vuole ridurre il peso sui bilanci nazionali e rafforzare l’autonomia economica dell’Ue
Una nuova tassa sul tabacco, un contributo dalle grandi aziende, un’imposta sui rifiuti elettronici mal smaltiti. È questa la proposta presentata dalla Commissione europea per finanziare il bilancio dell’UE nel periodo 2028–2034. Si tratta della revisione del sistema delle “risorse proprie” dell’Unione, ovvero delle entrate che alimentano direttamente il bilancio comunitario, al di là dei contributi versati dai singoli Stati membri.
La proposta mira a rafforzare l’autonomia finanziaria dell’Unione e, allo stesso tempo, a garantire il rimborso del debito contratto con il piano NextGenerationEU.
Nel dettaglio, la Commissione propone di introdurre cinque nuove risorse proprie. La prima è una quota dei proventi del sistema ETS, lo scambio europeo di quote di emissione, strettamente collegata agli obiettivi climatici dell’Unione e che la proposta vorrebbe portare al 30% in quanto “elemento fondamentale della politica dell’Unione sul clima”. La seconda è il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (CBAM – Carbon Border Adjustment Mechanism): un dazio ambientale sui prodotti importati da Paesi che non applicano standard ambientali equivalenti a quelli europei.
A queste la Commissione vorrebbe aggiungere tre nuove risorse proprie supplementari: una tassa di 2€ per ogni chilogrammo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche non gestito correttamente, una tassa europea del 15% sul tabacco calcolata in base ai minimi stabiliti da ogni Stato membro in un anno e un contributo versato dalle grandi imprese con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro, comprese quelle extra-UE con una presenza stabile in Europa.
La proposta di Bruxelles mira a garantire un flusso stabile di entrate per il bilancio dell’Unione e va a toccare anche la tanto discussa plastic tax, fissata a 0,80€ per ogni chilogrammo di imballaggi plastici non riciclati che, a causa dell’inflazione, ha perso il suo valore. La Commissione propone non solo di portarla ad 1€/kg dal 2028, ma anche di adeguarla annualmente al tasso di inflazione. In aggiunta la proposta vuole ridurre al 10% la quota dei dazi doganali che gli Stati membri trattengono per le spese di riscossione (oggi al 25%), aumentando così il flusso netto verso il bilancio UE.
«È positivo che l’Unione Europea inizi a legare le entrate fiscali a obiettivi ambientali concreti come il riciclo e la decarbonizzazione – dichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Tuttavia, queste misure da sole non bastano: serve una fiscalità ambientale più incisiva per orientare davvero il mercato verso la sostenibilità. Le nuove risorse proposte sono un segnale importante, ma vanno accompagnate da regole più vincolanti e obiettivi misurabili. Senza strumenti di monitoraggio e sanzioni, rischiano di restare meri incentivi teorici. È ora che l’Europa adotti un approccio strutturale al principio ‘chi inquina paga’, rendendolo il perno della politica fiscale».