Cadde in un parco giochi a 3 anni, risarcito a 23. Solo vent’anni per decidere: che efficienza

Forse abbiamo letto male le agenzie. Raccontano che il primo novembre la Corte d’Appello di Ancona ha emesso una sentenza di risarcimento per la caduta di un bambino di tre anni in un parco giochi. Il piccolo, a seguito dell’incidente, aveva riportato danni permanenti. A essere risarciti — con cifre simboliche — sono stati il bambino, con 6.014,50 euro, e la madre, con 720,80 euro, oltre a rivalutazione e interessi. Secondo i tecnici, in effetti, la struttura esagonale da cui il bambino era caduto risultava montata 20-30 centimetri più in alto del previsto e poggiava su un terreno con un avvallamento di circa dieci centimetri. Fin qui, nulla di strano.

Se non fosse che oggi , raccontano le agenzie e i giornali locali, quel bambino ha 23 anni. Da quando è iniziato l’iter giudiziario, infatti, sono trascorsi ben vent’anni. “In primo e secondo grado — spiega il Resto del Carlino — il Comune era stato assolto. Poi la Cassazione, nel 2023, ha rimesso tutto in discussione: prima di assolvere, disse, bisogna verificare se il parco fosse davvero a norma”. E così, vent’anni dopo, i tecnici hanno scoperto che la struttura era posizionata male di qualche centimetro. Vent’anni dopo. Ma forse abbiamo letto male: non può davvero esistere un Paese in cui servono vent’anni per decidere una causa di risarcimento per una caduta in un parco giochi. Deve esserci stato un errore di trascrizione.

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