Cambiamento climatico, più di 16mila morti in Europa nell’estate 2025

calore città

I risultati dell’analisi dell’Imperial College di Londra in 854 città europee nel periodo giugno-agosto. Il 70% dei decessi avvenuti per il caldo è dovuta al cambiamento climatico da combustibili fossili. Gli esperti: “Servono più spazi verdi e blu che riducono l’effetto isola di calore urbana”

Il riscaldamento globale causato dall’uomo ha provocato in Europa due decessi su tre durante la torrida estate del 2025. Lo rivela uno studio pubblicato dall’Imperial College di Londra e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine che ha analizzato la mortalità in 854 grandi città e ha attribuito ben 16.469 (con intervalli di confidenza empirici al 95%: da 15.013 a 17.864) dei 24.400 decessi totali avvenuti tra giugno e agosto e dovuti al caldo, proprio al riscaldamento in eccesso causato dai gas serra. Si tratta quindi di quasi il 70% dei decessi totali. Utilizzando dati e modelli climatici, gli esperti hanno stimato che le temperature estive in tutta Europa sono ora da 1,5 a 2,9 °C superiori a quelle che ci sarebbero state senza utilizzo di combustibili fossili, cioè con un clima più fresco di 1,3 °C.

Proprio per questo, lo studio indica che il caldo estremo è la condizione meteorologica più letale per i cittadini. “La catena causale che va dalla combustione di combustibili fossili all’aumento del calore e all’aumento della mortalità è innegabile”, ha affermato Friederike Otto, scienziata climatica dell’Imperial College di Londra e coautrice del rapporto. “Se non avessimo continuato a bruciare combustibili fossili negli ultimi decenni, la maggior parte delle 24.400 persone stimate in Europa non sarebbe morta quest’estate”.

Il periodo giugno-agosto 2025 è stato il quarto più caldo mai registrato, con una temperatura superiore di 0,9 °C alla media del periodo 1990-2020. Ciò comporta un aumento significativo del rischio di morte per le persone vulnerabili, compresi gli over 65 e coloro che soffrono di patologie preesistenti.

Nello specifico, sono ben 4.597 morti stimate attribuibili al cambiamento climatico in Italia, 2.841 in Spagna, 1.477 in Germania, 1.444 in Francia, 1.147 nel Regno Unito, 1.064 in Romania, 808 in Grecia, 552 in Bulgaria e 268 in Croazia. Sul totale dei decessi, come atteso, le persone di età superiore ai 65 anni rappresentano circa l’85%, mentre il 41% era di età superiore agli 85 anni.

Caldo killer in città

Le città sono altamente vulnerabili alle ondate di calore. Le grandi superfici di cemento e asfalto lo intrappolano, mentre i trasporti e il consumo energetico ne generano ancora di più, intensificando le pericolose temperature urbane. Per gli esperti: “È noto che l’espansione degli spazi verdi e blu riduce questo effetto isola di calore urbana e fornisce spazi più freschi che possono essere fondamentali per le persone durante le ondate di calore, in particolare per i gruppi socioeconomici più svantaggiati che vivono in alloggi più densamente popolati e hanno meno probabilità di disporre di aria condizionata”. L’urbanizzazione è una tendenza in aumento in Europa, con il 70% della popolazione che vive nelle città e una percentuale che dovrebbe superare l’80% entro il 2050. Le tendenze convergenti dell’urbanizzazione, dell’invecchiamento della popolazione e dei cambiamenti climatici, aumentano la vulnerabilità e il rischio di raggiungere i limiti dell’adattamento.

In Australia, più di mille morti in tre anni

Le ondate di caldo estivo in Australia, sempre più intense negli ultimi anni, hanno causato 1009 morti in tre anni, secondo un’analisi nazionale del rischio clima condotta da ricercatori della Monash University di Melbourne, che ha identificato le ondate di caldo come l’evento meteo che causa il maggior numero di decessi nel Paese. Lo studio, guidato dal prof. Yuming Guo del Sustainable Development Institute, ha esaminato i dati di 249.546 decessi in Australia tra il 2016 e il 2019. Si prevede che le attuali politiche in vigore in tutto il mondo porteranno a un riscaldamento di circa 2,7 °C rispetto ai livelli preindustriali entro il 2100, con un conseguente aumento dei decessi legati al calore e degli impatti a livello globale.

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