Cemento illegale, in Italia più di 48mila reati dal 2021 al 2024. Legambiente: “No ad altri condoni”

fabbricato hotel abbandonato

L’Istat segnala l’aumento delle costruzioni abusive nel 2022 del 9,1%. In Campania ogni 100 case legali se ne costruiscono 50,4 illecite, che diventano 54,1 in Calabria. Eseguito solo il 15,3% delle oltre 70mila ordinanze di demolizione emesse. Legambiente: “Serve un Piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio”

Nel nostro Paese, dopo il blocco causato dal Covid, è ripartito, insieme al mercato dell’edilizia, l’abusivismo edilizio. Lo dimostrano i numeri raccolti da Legambiente nel Rapporto Ecomafia nel triennio 2022-2024, relativi al ciclo illegale del cemento, che riguarda soprattutto i reati in materia di edilizia e urbanistica. Ma è anche al centro di un allarme, inascoltato, lanciato dall’Istat nel rapporto sul Bes (Benessere equo e sostenibile) del 2022: “Si stima, in particolare, un incremento netto delle abitazioni abusive – afferma l’Istat – in una misura che non si osservava dal 2004 (+9,1%), segnale di un possibile aggancio della componente illegale alla ripresa post-pandemica dell’edilizia residenziale”. Non basta: “Più che le variazioni congiunturali, tuttavia, a preoccupare è la lunga persistenza del fenomeno, in forza del quale, in gran parte del Paese, una quota significativa della produzione edilizia continua a operare fuori dalla legalità, nell’aspettativa di futuri condoni. Nel frattempo, il mancato rispetto di piani urbanistici, vincoli di tutela e norme di sicurezza scarica costi altissimi sulla società in termini di degrado del paesaggio, rischio sismico e dissesto idrogeologico”.

L’incremento registrato dall’Istat trova una puntuale conferma nei dati frutto dell’attività svolta dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto: dal 2021 al 2022 i reati nel ciclo del cemento crescono del 28,8%. Un’escalation che prosegue anno dopo anno, fino a toccare i 13.621 illeciti penali accertati nel 2024, con un incremento del 43,5% rispetto al 2021.

Invece di rafforzare l’attività di demolizione del nuovo abusivismo edilizio, è accaduto esattamente il contrario. Nel 2021 è stata di fatto svuotata con una circolare del ministero dell’Interno la norma, introdotta su proposta di Legambiente nel 2020, che stabilisce il potere sostitutivo dei Prefetti quando i Comuni non eseguono le ordinanze di demolizione, limitandone l’efficacia solo a quelle emesse dopo l’entrata in vigore della norma. Negli anni successivi non sono stati rifinanziati i fondi disponibili sia presso il Ministero delle Infrastrutture che presso la Cassa depositi e prestiti per sostenere i Comuni da punto di vista economico nelle attività di demolizione, entrambi al momento privi di risorse.

Gli effetti sono evidenti: a dicembre 2022 risultava eseguito solo il 15,3% delle oltre 70mila ordinanze di demolizione emesse dai 435 Comuni delle cinque regioni a maggiore rischio di mattone illegale (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Lazio) che hanno risposto al monitoraggio civico promosso da Legambiente con la campagna “Abbatti l’abuso”.

“Ancora una volta, guarda caso alla vigilia di un appuntamento elettorale, in questo caso le elezioni regionali in Campania – afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – siamo costretti a contrastare l’ennesima proposta di riapertura dei termini del condono edilizio. Ogni volta le motivazioni sono diverse, anche se spesso gli emendamenti si assomigliano, ma il risultato non cambia: a chi si è costruito una casa violando tutte le normative esistenti si lancia un segnale esplicito, come aveva facilmente profetizzato l’Istat: un nuovo condono su misura. È semplicemente inaccettabile per un Paese civile, per la tutela dell’ambiente – conclude Ciafani – per gli imprenditori che opera sul mercato dell’edilizia rispettando le regole, ma soprattutto per chi fatica ad avere una casa in cui vivere. Al bisogno di casa si risponda con una legge nazionale per la rigenerazione urbana, senza consumo di suolo, e con risorse adeguate per l’edilizia pubblica”.

Le proposte di Legambiente

Con l’obiettivo di promuovere un Piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio, Legambiente ha presentato un emendamento alla legge di bilancio, sotto forma di articolo aggiuntivo ( “Misure per il contrasto del fenomeno dell’abusivismo edilizio e per la chiusura delle pratiche inevase di condono edilizio”) che prevede: 50 milioni di euro l’anno per rifinanziare il Fondo per la demolizione di opere abusive del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, mettendoli a disposizione oltre che dei Comuni, di prefetture e autorità giudiziaria; 100 milioni di euro per il Fondo di rotazione denominato “Fondo per la demolizione di opere abusive” della Cassa Depositi e Prestiti; 100 milioni di euro l’anno nel capitolo 1360 del bilancio del Ministero della Giustizia destinati all’esecuzione dell’ordine di demolizione e dell’ordine di ripristino dello stato dei luoghi da parte delle Procure e delle Procure generali; l’istituzione presso il Ministero delle infrastrutture di un Fondo in favore dei Comuni per la chiusura delle pratiche di condono edilizio inevase, con una dotazione di 100 milioni di euro l’anno.

A queste risorse vanno aggiunte nel Piano nazionale l’estensione del potere sostitutivo delle Prefetture (art.10-bis, legge 120/2020) alle ordinanze di demolizione emanate e non eseguite dai Comuni prima dell’approvazione della norma e sanzioni penali adeguate per i dirigenti comunali che omettono di adottare i provvedimenti previsti nei casi di abusivismo edilizio e per i funzionari delle aziende erogatrici di servizi che stipulano contratti, in violazione della normativa vigente, con proprietari di immobili costruiti illegalmente.

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