Chat WhatsApp tra colleghi: i datori di lavoro possono sfruttarle per punire i dipendenti? L’avvocato fa chiarezza

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Chat WhatsApp tra colleghi: i datori di lavoro possono sfruttarle per punire i dipendenti? L’avvocato fa chiarezza

Chat WhatsApp colleghi

I datori di lavoro possono sfruttare le chat WhatsApp tra colleghi per impartire una sanzione come un provvedimento disciplinare? La risposta è molto chiara: avvocato fa chiarezza, ecco i dettagli.

Nel contesto lavorativo, l’uso di insulti da parte di un dipendente nei confronti del datore di lavoro o dei superiori può avere conseguenze disciplinari. Tuttavia, affinché i provvedimenti adottati siano legittimi, è essenziale seguire una procedura conforme alle normative del diritto del lavoro, evitando così possibili impugnazioni. Il primo passo è un’indagine interna condotta in modo imparziale per raccogliere prove e testimonianze utili a verificare l’accaduto. Solo dopo aver accertato i fatti, il datore di lavoro può contestare formalmente l’infrazione, notificando al dipendente il comportamento ritenuto inadeguato e le eventuali conseguenze disciplinari. In questa fase, il lavoratore ha il diritto di fornire una replica entro un termine generalmente stabilito in cinque giorni.

Le sanzioni disciplinari variano in base alla gravità dell’infrazione. Per episodi di lieve entità, può essere sufficiente un richiamo verbale, mentre in situazioni più serie può scattare un ammonimento scritto. Nei casi di maggiore gravità, il datore di lavoro può optare per la sospensione temporanea, fino ad arrivare al licenziamento disciplinare, riservato agli episodi più estremi, in cui l’offesa mina in modo irreparabile il rapporto di fiducia tra le parti. Non tutti gli insulti, tuttavia, giustificano un licenziamento immediato. La giurisprudenza italiana distingue tra espressioni di intemperanza verbale prive di conseguenze sul clima lavorativo e comportamenti che compromettono la relazione professionale. Se la misura adottata risulta sproporzionata rispetto alla gravità del fatto, il licenziamento potrebbe essere considerato illegittimo, come stabilito anche dall’ordinanza n. 38877 del 7 dicembre 2021 della Corte di Cassazione.

Chat WhatsApp tra colleghi: ecco perché non si possono sfruttare per provvedimenti disciplinari

Se l’uso di insulti può avere conseguenze disciplinari, in generale, c’è un caso in cui, invece, il datore di lavoro non può prevedere sanzioni. È il caso della corrispondenza privata: l’articolo 15 della Costituzione Italiana, in effetti, prevede che ‘la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili‘. Per questo motivo, anche le chat tra colleghi su WhatsApp non possono essere utilizzate per fini disciplinari. Lo ha spiegato, in particolare, una nota esperta, l’avvocato Wanda Falco. L’esperta ha spiegato, in effetti, che, qualora uno dei membri di un gruppo WhatsApp di lavoro, decida di divulgare all’esterno il contenuto di conversazioni, e che questo contenuto arrivi al datore di lavoro, quest’ultimo non potrà, comunque, sfruttare queste ultime.

 

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Il provvedimento disciplinare, pertanto, non potrà essere fondato sui contenuti delle chat WhatsApp, in quanto i messaggi in questione sono indirizzati agli iscritti a quel determinato gruppo, e non a una moltitudine indistinta di persone. Per questo, queste chat sono da considerare come corrispondenza chiusa e inviolabile. Diverso, invece, è il caso in cui gli insulti al datore di lavoro siano contenuti in un post pubblico, che si trova sulla bacheca di un social network: i social, spiega l’esperta, sono considerati dei luoghi pubblici, e un messaggio lì pubblicato può raggiungere una moltitudine indistinta di persone.

Chat WhatsApp colleghi
Un datore di lavoro arrabbiato.

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Giuseppe Meccariello