Il 95% per inondazioni e tempeste. A rivelarlo è il rapporto Children Displaced in a Changing Climate dell’Unicef. Nel mondo più di 43 milioni gli sfollati negli ultimi sei anni
Secondo il nuovo rapporto dell’Unicef Children Displaced in a Changing Climate, in media 20.000 bambini ogni giorno negli ultimi sei anni sono stati sfollati solamente per eventi legati al clima. Il rapporto rileva che il 95% degli sfollamenti di bambini è dovuto a inondazioni e tempeste, in parte grazie a una migliore segnalazione e a un maggior numero di evacuazioni preventive. Un numero in crescita di bambini è costretto a fuggire dalla propria casa a causa di eventi estremi legati al clima. Ad oggi, sono in gran parte rimasti invisibili. E troppo spesso non protetti. I disastri legati al clima, come tempeste tropicali, uragani, inondazioni o incendi, hanno causato più di 43 milioni di sfollati in 44 Paesi in soli sei anni. Alcuni bambini sono costretti a sfollare più di una volta e altri non tornano mai a casa.
La Cina e le Filippine sono tra i Paesi che hanno registrato il maggior numero assoluto di sfollati, a causa della loro esposizione a condizioni climatiche estreme, della numerosa popolazione di bambini e dei progressi compiuti nelle capacità di allerta precoce e di evacuazione.
Se si esaminano i dati in relazione alle dimensioni della popolazione di bambini, i bambini che vivono in piccoli Stati insulari, come Dominica e Vanuatu, sono stati maggiormente colpiti dalle tempeste. I bambini in Somalia e Sud Sudan sono stati i più colpiti dalle inondazioni. Gli incendi hanno provocato 810.000 sfollati, con Canada, Israele e Stati Uniti che hanno registrato i numeri più alti. La crisi climatica sta portando il caos nelle vite di milioni di bambini e peggiora di giorno in giorno. Nel frattempo, le emissioni continuano ad aumentare. Ma naturalmente non tutti i bambini sono ugualmente vulnerabili. La sopravvivenza di un bambino a un disastro e il modo in cui vive lo sfollamento dipendono in gran parte dai sistemi di allerta, evacuazione e supporto di cui dispone la sua comunità o città. È nei Paesi ad alto rischio, con popolazioni di bambini vulnerabili, che gli sforzi di mitigazione del rischio, adattamento, preparazione e finanziamento sono più urgenti. Sebbene i Paesi non possano cambiare la loro esposizione ai tifoni o alle inondazioni stagionali, i giusti investimenti possono contribuire notevolmente alla preparazione e alla protezione dei bambini a rischio. Ciò è persino più vero quanto più aumentano gli impatti dei cambiamenti climatici.
L’analisi del rapporto prospetta un futuro davvero terrificante. Gli spostamenti di bambini su larga scala saranno più frequenti in futuro. Secondo l’IPCC, per ogni grado in più di riscaldamento, il rischio globale di sfollamento a causa di inondazioni potrebbe aumentare del 50%. E mentre alcuni Paesi, come le Filippine, l’India o il Mozambico, hanno fatto passi da gigante rafforzando le capacità di allerta tempestiva, di evacuazione e di recupero, lo sfollamento dei bambini è un tema poco noto ai leader che si incontreranno tra poche settimane alla COP28 di Dubai.
Secondo l’Unicef, i governi devono urgentemente proteggere i bambini e i giovani dall’impatto dei disastri e degli sfollamenti, assicurando che i servizi essenziali per i bambini, come l’istruzione e la salute, siano in grado di rispondere agli shock. Dobbiamo preparare i bambini e i giovani a un futuro che si sta già dipanando, migliorando la loro capacità di adattamento e la loro resilienza e coinvolgendoli in modo significativo nelle soluzioni. È inoltre essenziale dare priorità ai bambini e ai giovani – compresi quelli già sradicati dalle loro case – nelle azioni e nei finanziamenti per le catastrofi e il clima.