Di chi è il Genoa? Contesa fra romeni e americani la proprietà della squadra più antica e travagliata d’Italia

La più antica società di calcio italiana, il Genoa Cricket and Foot Ball Club, fondata in una elegante palazzina del centro di Genova da un gruppo di distinti signori inglesi, 131 anni fa, la squadra più nobile per origini e per la storia di 9 scudetti conquistati agli albori del calcio italiano, sta sospesa in una vicenda da giallo finanziario vero e proprio.

Acquistata tre anni fa, dopo un travaglio di sei mesi da un fondo americano chiamato 777, con base a Miami e succursale in Spagna, che l’aveva comprata da Enrico Preziosi, il joker, padrone della Giochi Preziosi, un self made man di grandi intuito inprenditoriale e di passione calcistica, la società ora è contesa da un grande imprenditore rumeno, Dan Sucu, sessantrenne, re dei mobili nel suo paese , presidente di Confindustria in Romania e da A Cap, una grande società americana di assicurazioni, che garantiva il debito dei 777, finiti malamente nei loro misteriosi e lontani affari, tra Italia, Brasile, Usa e perfino Inghilterra.

Il Genoa comprato dal magnate romeno

Dan Sucu, proprietario del Genoa
Di chi è il Genoa? Contesa fra romeni e americani la proprietà della squadra più antica e travagliata d’Italia – Blitzquotidiano.it (foto da Tuttosport)

Con una specie di mossa a sorpresa, tenuta coperta fino dall’estate scorsa, il signor Sucu, che è anche proprietario del Rapid Bucarest, l’equipe di calcio della capitale rumena, da lui acquistata e rilanciata nel 2022, ha versato 45 milioni nell’operazione di aumento di capitale che l’assemblea della società Genoa aveva appena lanciato. Bruciando la prossimaa assemblea, prevista per il 15 gennaio.

Era lui il misterioso “compratore europeo“, la cui identità faceva impazzire i tifosi genoani, tornati a legioni allo stadio e in trasferta dopo il lungo e contorto regno di Preziosi. Lui e non Bernard Arnault, il magnate francese a lungo sognato e recente investitore a Portofino, lui e non i proprietari del Chelsea, la squadra nobile del calcio londinese, lui e non altri fantasmi comparsi sulla scena genovese negli ultimi mesi di sofferenza, incominciata quando la improvvisa e letale crisi dei 777 era esplosa con il tipico ritmo americano.

Il signor Sucu ha trattato molto al coperto, probabilmente con Blazquez, l’amministratore che i 777 aveva piazzato come una pedina a Genova dalla Spagna e che era rimasto sospeso tra la società da gestire, i 777 in fuga e A Cap come garanti.

Il giallo dell’assemblea

La dead-line della assemblea per l’aumento del capitale pochi giorni prima del blitz rumeno era il confine per capire se il Genoa finiva drammaticamente nell’abisso del fallimento o se il famoso compratore si sarebbe svelato. Il suo svolgimento attendista e con il rinvio a gennaio aveva suscitato qualche perplessità.

I segnali erano da mesi anche contraddittori, come l’improvviso e un po’ inspiegabile siluramento dell’allenatore del miracolo genoano, Gilardino, già campione del mondo nel 2006, che da semplice trainer della Squadra Primavera in due anni aveva riportato la squadra in Serie A e poi l’aveva condotta a un più che dignitoso campionato nella scorsa stagione e stava lottando ancora nonostante l 777 gli avessero venduto in un colpo solo i migliori giocatori, l’estroso Gudmusson, fantasista islandese, il centro avanti italo-argentino Retegui, che gioca anche nella nazionale italiana , il superportiere spagnolo Martinez e il difensore di ferro Dragusin, guarda caso rumeno, tutti finiti in grandi squadre. L’altro segnale, difficilmente controllabile, era l’incarico dell’ A Cap, subentrata a coprire i buchi dei 777, a un istituto di credito, la Molis Spa americana, di trovare acquirenti sul mercato.

La società con comunicato di Blazquez aveva smentito seccamente la notizia della nomina di un advisor. Probabilmente perché era già in pista e da tempo la trattativa con Dan Sucu.

Lo sbarco genovese di questo imprenditore, che spunta dalla Romania, nazione ben travagliata come si sa dalle sue incredibili vicende elettorali di voti annullati, era stato preceduto da sussurri e grida, che avevano portato alla ribalta il nome di Ian Tiriac, il famoso ex gran giocatore romeno di tennis dei tempi di Panatta e Bertolucci, divenuto un grande finanziere, un miliardario, uno di quei fenomeni cresciuti nei paesi dell’Est, dopo la caduta del Muro e della Cortina di ferro.

Ma Tiriac era solo l’avanguardia di Sucu, che versando i 45 milioni è diventato di colpo proprietario del 77 per cento delle azioni, coprendo anche le difficoltà del momento, in una società la cui squadra nel frattempo aveva appunto sostituito Gilardino con Vieira, gran campione di calcio di origine senegalese, passaporto francese, carriera grandiosa anche nelle fila della Juventus e curriculum da trainer non sconvolgente.

Sucu, proprietario dell’azienda di mobili più importante della Romania, considerato uno dei più capienti nel suo paese, è arrivato a Genova con il suo capellino in testa e si è presentato a Pegli il campo di allenamento della squadra, dove ha incitato i giocatori e abbracciato l’allenatore.

Le referenze sulla sua serietà di imprenditore e di uomo di sport sono incominciate a piovere in modo favorevolmente univoco ed entusiasta da ex giocatori rumeni e non solo, ma anche dal mondo economico in generale del suo paese.

Ma mentre questo ingresso choc stava per essere metabolizzato da una tifoseria un po’ choccata, ma ancora fiduciosa, dopo gli anni di sofferenza con Preziosi, una delle più fedeli in Italia, capace di riempire sempre lo storico stadio di Marassi, ecco che è arrivata la stangata.

Con un comunicato di fuoco degli A Cap che precisa: “E’ stata pubblicata una dichiarazione da parte del Genoa, che pretende di vendere il Club a una parte esterna. Questa presunta vendita è stata eseguita senza la conoscenza, l’approvazione o le firme degli azionisti del club e senza i rappresentanti del consiglio degli azionisti del club. Qualsiasi tentativo di rappresentare falsamente lo status del Genoa sarà contestato con vigore dagli azionisti del Club.”

Parole di fuoco e ovvia controreplica del Club : “Il Genoa Criket an Football Club smentisce fermamente quanto riportato in data odierna da alcuni organi di informazione e si riserva di agire nelle sedi competenti per la tutela dei propri interessi e avverso la diffusione di notizie false e tendenziose.

Insomma di chi è il Genoa? Scoppia la guerra tra New York, sede di A Cap e Bucarest, la città di Sucu, che avrebbe al suo fianco come soci non solo la “vedetta “ Tiriac, ma perfino i fratelli Pascal della famiglia più facoltosa in Romania. Anche se ha precisato nell’ultimissima intervista che per ora ha intenzione di procedere da solo nella sua operazione italiana.

La battaglia si prospetta sul terreno genovese, dove già i più agguerriti avvocati stanno sfoderando le armi. Tra questi Marco Arato il legale di Blazquez, studio Bonelli Erede Pappalardo, tra l’altro sfegatato genoano.

Il sito americano Blooomberg ha titolato .”Scoppia la lotta su chi possiede la squadra più antica d’Italia.

“Il Genoa CFC afferma che l’investitore rumeno Dan Sucu ora possiede circa il 77%
“L’investitore newyorkese A-Cap afferma di possedere ancora il club di Serie A”.

La battaglia legale si annuncia, quindi senza quartiere e con i consueti tempi biblici, intanto Sucu arrivato a Genova e poi è ripartito per assistere alla partita del Rapid Bucarest.

Sabato potrebbe tornare per il match di cartello tra il Genoa e il Napoli, la squadra candidata allo scudetto, nello stadio genovese di Marassi, dove non c’è più un posto libero.

In tribuna insieme al nuovo azionista di maggioranza ci sarà sicuramente Blazquez, amministratore delegato, l’uomo ponte, diventato genovese e a quanto sembra già confermato dai romeni. Ci si chiede se ci sarà, e con quale faccia, il presidente del Genoa, scelto dai 777, il notissimo Alberto Zangrillo, ex medico di Berlusconi, grande tifoso e sostenitore di Gilardino.

Ci saranno sicuramente i 38 mila tifosi, che sosterranno il Genoa e cercheranno di scoprire se la via rumena almeno porta fortuna in una partita difficilissima, prima che le carte processuali e gli intrighi prendano il sopravvento.

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