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Dichiarazione dei redditi, come indicare il compenso per la servitù di passaggio: l’Agenzia delle Entrate fa chiarezza
L’Agenzia delle Entrate rivela come indicare il compenso ottenuto per la servitù di passaggio nella dichiarazione dei redditi: ecco tutti i dettagli.
La servitù di passaggio è un diritto reale che consente al proprietario di un fondo dominante di attraversare un fondo servente per raggiungere una strada pubblica o la propria proprietà. È uno strumento nato per evitare che un terreno resti intercluso, ossia privo di accesso alla viabilità. Le sue origini risalgono al diritto romano, che già distingueva diversi tipi di passaggio e imponeva obblighi ai proprietari per prevenire l’isolamento dei fondi. Oggi in Italia è regolata dal Codice Civile agli articoli 1027-1055. Il passaggio può essere pedonale o carrabile, e il suo esercizio deve arrecare il minor pregiudizio possibile al fondo servente. La costituzione può avvenire per contratto, testamento, usucapione, destinazione del padre di famiglia o in forma coattiva. Quest’ultima è prevista quando il fondo dominante non ha altro accesso, anche contro la volontà del proprietario servente, scegliendo il percorso meno dannoso.
L’ottenimento si fonda su una necessità oggettiva: senza il passaggio, il fondo dominante sarebbe inutilizzabile. Nei casi imposti dalla legge è previsto il pagamento di una indennità, calcolata in base al valore della porzione di terreno interessata e all’impatto sulla proprietà. Tale compenso risarcisce il danno e il possibile deprezzamento dell’immobile, oltre a coprire eventuali opere come cancelli o vialetti. Nelle servitù volontarie, invece, il pagamento può anche non essere stabilito. La servitù di passaggio rappresenta quindi un equilibrio tra il diritto di proprietà e l’esigenza di accessibilità. Garantisce a ogni fondo un collegamento con la pubblica via, rispettando regole precise e, quando necessario, prevedendo un ristoro economico per il proprietario che subisce il transito.
Dichiarazione dei redditi: come indicare il compenso per la servitù di passaggio, secondo l’Agenzia delle Entrate
Dal 1° gennaio 2024, in base alla legge di Bilancio 2024 (legge n. 213/2023, art. 1, comma 92), il corrispettivo ottenuto per la costituzione di diritti reali di godimento, incluse le servitù prediali come quella di passaggio, è soggetto a tassazione. Per questo, è fondamentale inserirlo nella Dichiarazione dei Redditi. A rivelare come fare, è stata l’Agenzia delle Entrate, mediante la risposta a una domanda posta da un contribuente. Quest’ultimo, in particolare, ha chiesto come indicare il compenso percepito per la costituzione di una servitù di passaggio, mediante la Posta di FiscoOggi. L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che tali somme rientrano tra i redditi diversi previsti dall’articolo 67, comma 1, lettera h) del Tuir – Testo unico delle imposte sui redditi, e ciò indipendentemente dalla durata del possesso dell’immobile o dalla sua natura, che si tratti di terreno agricolo o fabbricato.

Il pagamento, quindi, non è più solo un ristoro per il proprietario del fondo servente, ma costituisce un reddito imponibile. La sua indicazione nella Dichiarazione dei Redditi è obbligatoria: per chi utilizza il Modello Redditi, va riportato nel quadro RL; per chi presenta il 730, deve essere inserito nel quadro D. Questa novità elimina ogni distinzione legata al tempo di possesso o alla destinazione d’uso del bene, mirando a uniformare il trattamento fiscale di tali compensi. In pratica, il legislatore considera la costituzione di una servitù non solo come un atto civilistico, ma anche come un fatto economicamente rilevante, che genera un’entrata assimilabile a un reddito.
L’obbligo di dichiarazione impone, quindi, maggiore attenzione a chi percepisce tali indennità, per evitare omissioni e possibili sanzioni. La nuova disciplina rappresenta un cambiamento significativo nella gestione fiscale di un istituto giuridico antico, che oggi assume anche una chiara dimensione tributaria.
Dichiarazione dei redditi, come indicare il compenso per la servitù di passaggio: l’Agenzia delle Entrate fa chiarezza
Giuseppe Meccariello