Nel marzo 2023, una passeggiata nel giardino pubblico di Milano si è trasformata in una tragedia per un’anziana di 87 anni. Mentre camminava con il bastone insieme a una sua amica di 74 anni, un bimbo di 5 anni, che stava imparando ad andare in bicicletta senza rotelle, la urtò lievemente. La caduta, dovuta alla perdita di equilibrio, le causò un colpo alla testa che risultò fatale. L’incidente suscitò immediatamente l’indagine sul padre del bambino.
La responsabilità penale del padre
La Procura di Milano decise di indagare il padre per omicidio colposo, citando l’articolo 40 del codice penale che implica la responsabilità di chi non impedisce un evento che avrebbe potuto evitare. Inoltre, l’articolo 2047 del codice civile, riguardante la “posizione di garanzia”, stabiliva che il genitore aveva il dovere di sorvegliare il figlio, minorenne e incapace di intendere e volere, in situazioni potenzialmente pericolose.
Il precedente della Cassazione
Nel 2010, la Cassazione si era espressa in un caso simile, attribuendo al genitore la responsabilità di non aver sorvegliato adeguatamente il figlio che, alla guida di una minimoto elettrica, aveva causato lesioni a un altro bambino. In quel caso, la condotta omissiva era stata considerata pericolosa, poiché il genitore non aveva impedito una situazione potenzialmente dannosa per altre persone.

La decisione del giudice
Tuttavia, il gip milanese Luigi Iannelli ha accolto la richiesta di archiviazione del caso avanzata dal pm Paolo Storari. La richiesta si basava sull’argomentazione che, data la rapidità e la sfortunata casualità dell’incidente, il padre non avrebbe potuto prevedere né evitare il tragico esito. Secondo Storari, l’attribuzione di colpa al padre sarebbe stata una forma di illusione ottica, ignorando la realtà delle disgrazie inevitabili, dove ogni errore non può essere trattato come un atto di colpa.
Il pm ha ribadito il concetto di fatalità, sottolineando che non tutte le tragedie devono necessariamente essere ricondotte a una colpa. La ricerca incessante di una responsabilità penale in ogni disguido, secondo il giudice, sarebbe in contrasto con il concetto che in alcune situazioni, per quanto dolorose, l’evento è semplicemente inevitabile.
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