L’Italia si prepara a un’importante svolta nella gestione delle risorse idriche: entro il 2030, il Paese punta a dissalare un milione di metri cubi di acqua al giorno, con una crescita media annua del 6% rispetto al volume registrato nel 2010. Lo ha rivelato il The European House – Ambrosetti (Teha) durante il Primo Simposio Nazionale sulla Dissalazione, organizzato a Palermo da Unipa, Aidara e l’Ordine degli Ingegneri locale.
Attualmente, l’Italia figura tra i primi 30 Paesi al mondo per capacità produttiva di acqua dissalata, con circa 700.000 metri cubi al giorno. A livello europeo, è seconda solo alla Spagna, contribuendo per quasi l’8% dell’intera produzione UE. La dissalazione rappresenta sempre più una risposta strategica alla crescente scarsità d’acqua, soprattutto nelle aree costiere e insulari.
Sfide e opportunità per il futuro
Nonostante i progressi, l’analisi di Teha sottolinea criticità rilevanti nel settore: molti impianti italiani sono di piccole dimensioni, con una capacità inferiore ai 1.000 metri cubi al giorno, e circa la metà risale a prima del 2000, rendendo necessario un piano di ammodernamento e ristrutturazione.
Un altro punto critico riguarda la destinazione d’uso dell’acqua dissalata: oltre il 68% viene impiegata in ambito industriale, mentre l’utilizzo a scopo potabile è ancora marginale. Questo squilibrio evidenzia un potenziale non ancora sfruttato nel garantire maggiore sicurezza idrica anche per la popolazione. Con i giusti investimenti e politiche mirate, la dissalazione potrebbe diventare un pilastro fondamentale della resilienza idrica italiana nei prossimi anni.
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