
In Conferenza dei Servizi per il rinnovo dell’Aia, l’associazione ambientalista sull’Ilva: “No a 6 milioni di tonnellate annue in assenza della documentazione attesa. Subordinare la capacità produttiva immediata a nuove valutazioni dell’ISS che escludano rischi per la salute di cittadini e lavoratori”
In occasione della Conferenza dei Servizi per l’Autorizzazione integrata Ambientale per l’ex Ilva di Taranto, tenutasi a Roma, che permetterebbe allo stabilimento di continuare a produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, Legambiente ha ribadito la sua preoccupazione e contrarietà rispetto al procedimento di rilascio, ritenuto opaco e incapace di offrire le risposte necessarie in termini di tutela della salute pubblica, protezione ambientale e riconversione industriale.
“In primo luogo — dichiarano Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto che sono stati auditi in Conferenza dei Servizi— è intollerabile la mancata pubblicazione ufficiale di documenti fondamentali del procedimento A.I.A., tra cui i pareri espressi dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e i pareri istruttori (PIC), spesso reperibili solo tramite canali non ufficiali o anticipazioni giornalistiche, limitando di fatto la possibilità di partecipazione pubblica. Nodo cruciale è la salute della cittadinanza e dei lavoratori. Dalle anticipazioni sul parere istruttorio conclusivo emerge che la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) presentata dall’azienda è incompleta e lacunosa e che l’ISS ha richiesto importanti integrazioni (riguardanti l’esposizione a NO₂ e SO₂, l’impatto della centrale termoelettrica, l’esposizione cutanea su arenili e in aree ricreative) che Acciaierie d’Italia non avrebbe ancora trasmesso. Inaccettabile autorizzare una capacità produttiva di 6 milioni di tonnellate annue senza che l’ISS abbia espresso un parere positivo sulle integrazioni. L’unica ipotesi praticabile – esclusivamente transitoria – è quella di richiedere all’ISS un nuovo parere sulla scorta dei soli dati disponibili ed autorizzare una produzione di gran lunga inferiore, ritenuta dall’ISS compatibile con la tutela della salute, in particolare per i cittadini del quartiere Tamburi, tra i più esposti all’inquinamento. In tal senso riteniamo che la Conferenza dei Servizi debba essere sospesa in attesa della valutazione aggiornata dell’ISS, applicando il principio di precauzione richiamato dallo stesso ISS”.
“Senza contare — proseguono Ciafani e Franco — che la nuova A.I.A. per l’ex Ilva appare già obsoleta e inadeguata e la previsione di un generico Piano operativo per la decarbonizzazione da presentare entro 12 mesi è del tutto insoddisfacente. Nella migliore delle ipotesi, questa A.I.A. sarà “provvisoria”, nella peggiore accompagnerà per altri 12 anni l’agonia di impianti vetusti e dannosi, tra i più inquinanti e datati d’Europa, figli di una tecnologia priva di futuro che allontaneranno l’Italia dagli obiettivi europei di riduzione del 55% delle emissioni di CO₂ entro il 2030. Ricordiamo, infatti, che l’Unione Europea ha messo a disposizione del territorio di Taranto gli 800 milioni di euro del Just Transition Fund per accompagnare e promuovere una transizione giusta, non certo per far rimanere in vita impianti che marciano ancora a carbone. Se si intende davvero produrre acciaio in modo sostenibile, la strada è un’altra: sostituzione immediata di altoforni e cokerie con forni elettrici e impianti per la produzione di preridotto, e avvio dei progetti per la produzione di idrogeno verde. Chiediamo perciò che la Conferenza dei Servizi stabilisca che il processo di decarbonizzazione venga avviato da subito e che la sua tempistica sia fortemente accelerata in modo da pervenire, entro il 2030, ad un primo obiettivo, costituito dall’abbandono del carbone e dalla conseguente chiusura degli impianti del ciclo integrale. Infine, ci opponiamo fermamente a qualsiasi tentativo di alleggerire le prescrizioni indicate nel PIC o di autorizzare il rifacimento di impianti come l’altoforno AFO5 o le batterie 3, 4, 10 e 11 delle cokerie”.
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