Scaduto il termine che obbligava Acciaierie d’Italia a trasmettere all’Istituto superiore di sanità i dati aggiornati sulle emissioni di NO2 e SO2, sull’esposizione cutanea negli arenili e sui rischi nelle aree ricreative. Lettera dell’associazione al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica
Scaduto il termine di tre mesi fissato dal decreto direttoriale n. 436 del 25 luglio 2025, Legambiente Taranto ha inviato una lettera al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per sapere se Acciaierie d’Italia ha depositato l’aggiornamento della Valutazione di impatto sanitario (Vis) previsto dal riesame dell’Aia per lo stabilimento ex Ilva.
La prescrizione obbligava Acciaierie d’Italia a trasmettere all’Istituto superiore di sanità i dati aggiornati sulle emissioni di NO2 e SO2, sull’esposizione cutanea negli arenili e sui rischi nelle aree ricreative. In caso di mancata consegna o parere negativo dell’Iss, la normativa prevede la sospensione delle attività fino alla revoca dell’autorizzazione.
“Il significato e la portata della prescrizione sono evidenti – si legge nella lettera inviata da Legambiente Taranto al Mase – La Valutazione di impatto sanitario prodotta a suo tempo dall’azienda non conteneva alcune informazioni, giudicate così rilevanti da comportare la necessità di una nuova valutazione da parte dell’Istituto superiore di sanità. La mancata trasmissione delle integrazioni richieste o una valutazione negativa delle stesse da parte dell’Iss comporterebbe l’avvio di procedure che prevedono, in caso di perdurante inadempienza, la sospensione delle attività fino alla revoca della autorizzazione e alla chiusura degli impianti”.
“L’Aia per gli attuali impianti, anche in base alla sentenza della Corte di giustizia europea, può essere rilasciata solo per una capacità produttiva per cui venga assicurata dall’Iss l’assenza di rischi inaccettabili per la salute”, spiega Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto. “Non è possibile, in assenza degli aggiornamenti e delle integrazioni richiesti ad Acciaierie d’Italia, e di una loro positiva valutazione da parte dell’Iss, autorizzare una capacità produttiva di 6 milioni di tonnellate annue. Non solo: in mancanza di un parere sanitario positivo gli impianti vanno fermati: è indispensabile evitare il rischio di esporre i lavoratori ed i cittadini di Taranto – e in particolare quelli del quartiere Tamburi, più prossimo allo stabilimento- a emissioni inquinanti che possano essere giudicate ex post inaccettabili”.
Nella stessa lettera Legambiente Taranto ha inoltre chiesto notizie sui numerosi adempimenti cui Acciaierie d’Italia avrebbe dovuto provvedere entro due mesi dall’emanazione del provvedimento di rinnovo dell’Aia, specificati nel parere istruttorio conclusivo in più di 25 prescrizioni, in relazione ai quali, nonostante i due mesi siano ampiamente trascorsi, nel sito del Mase, nella documentazione relativa al procedimento, non risultano disponibili le comunicazioni del gestore. I dettagli su questi adempimenti sono consultabili sulla versione integrale del documento di Legambiente Taranto, disponibile a questo link.
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