A inizio ottobre partono le nuove trattative per la definizione del regolamento che porterà al graduale abbandono dei gas fluorurati, auspicando un rapido al passaggio ai refrigeranti naturali
Il 19 e 20 settembre Bruxelles ha ospitato il 13esimo ATMOsphere Europe Summit. Nell’occasione è stato fatto un punto anche sugli ultimi risultati ottenuti nel campo delle tecnologie per lo sviluppo, in termini di perfomance energetiche e ambientali, dei refrigeranti naturali. Dal vertice è emerso che su questo fronte l’industria europea continua a crescere a ritmo sostenuto, con risparmi energetici e diminuzione dei costi per gli utenti finali che appaiono sempre più evidenti.
È un segnale importante in vista della riapertura, dai primi giorni di ottobre, dei negoziati a Bruxelles sul nuovo regolamento che punta a far diminuire sensibilmente, nell’arco dei prossimi anni, l’uso dei gas fluorurati (F-gas). Una misura necessaria se si vorrà porre un tassello decisivo verso l’obiettivo di riduzione delle emissioni inquinanti che si sono posti di raggiungere, entro il 2030, gli Stati membri dell’Ue.
In attesa che l’Ue metta nero su bianco questa intenzione, e a fronte di una campagna di comunicazione a sostegno dei gas fluorurati che negli ultimi giorni ha trovato spazio anche in alcuni tra i principali quotidiani italiani, è l’industria a muoversi in direzione dei refrigeranti naturali. In Germania l’operatore ferroviario Deutsche Bhan si è impegnato ad adottarli per la climatizzazione dei suoi nuovi treni. E in Italia un produttore di compressori ha confermato che l’utilizzo di refrigeranti naturali ha portato a un rilevante assorbimento di CO2 nei treni in cui sono stati adottati per la climatizzazione dei vagoni.
«Inoltre in Italia grazie al coordinamento di Legambiente – spiega Marco Mancini dell’ufficio scientifico nazionale dell’associazione – è nata l’Unione del Caldo e del Freddo Green (Ucfg), coalizione di alcune delle aziende italiane leader nell’utilizzo di refrigeranti naturali nei settori della refrigerazione, riscaldamento e condizionamento. L’Ucfg sostiene e promuove la concreta innovazione sostenibile che possono essere i refrigeranti naturali e non sottovaluta il fatto che il Regolamento F-gas è una delle misure di mitigazione del cambiamento climatico più importanti che l’Europa con ambizione può varare entro il 2023, poiché i gas fluorurati rappresentano circa il 2,5% delle emissioni di gas serra dell’Europa».
Nella stessa direzione si stanno muovendo sempre più case automobilistiche protagoniste della conversione all’elettrico. Alla luce delle complesse esigenze termiche dei veicoli elettrici – dalle pompe di calore per il riscaldamento dell’abitacolo al raffreddamento aggiuntivo necessario per la ricarica rapida delle batterie – i refrigeranti naturali sono destinati nel giro di pochi anni a diventare la prima scelta anche in questo settore.
“La revisione dei gas fluorurati potrebbe essere la nostra vittoria più significativa sul clima da qualche tempo a questa parte – hanno spiegato in un articolo pubblicato su Euractiv Davide Sabbadin e Alberto Vela, rispettivamente deputy policy manager for climate and energy e senior communications officer for climate and energy dell’European Environmental Bureau – I gas fluorurati rappresentano oltre il 70% del mercato dei refrigeranti nel mondo. In Europa, rappresentano la stessa quantità di emissioni di gas serra dell’intero settore dell’aviazione dell’Ue”.
Eppure, nonostante queste evidenze, i negoziati Ue per limitarne in modo graduale l’uso fino ad eliminarlo nei prossimi anni faticano a decollare. “In autunno riprenderanno i negoziati interistituzionali tra i legislatori dell’Ue sulla revisione del cosiddetto regolamento sui gas fluorurati, che disciplina i potenti gas a effetto serra non CO2 utilizzati principalmente per la refrigerazione – proseguono Sabbadini e Vela – Nonostante l’urgenza di eliminare gradualmente questi gas nocivi dal mercato e di promuovere alternative rispettose del clima, le posizioni dell’Ue sul ritmo di questa transizione rimangono molto distanti. In particolare, il Parlamento europeo sostiene un ambizioso piano di eliminazione graduale dei gas fluorurati nelle loro diverse applicazioni, con l’obiettivo di un divieto totale. Il Consiglio, invece, sostiene la necessità di mantenerli sul mercato, soprattutto nel settore delle pompe di calore, dei commutatori e della refrigerazione commerciale, che dipendono fortemente dalle importazioni di gas fluorurati”.
Il monito lanciato nei giorni scorsi da tante ong di tutta Europa, tra cui anche Legambiente, è che i negoziati portino all’approvazione di un regolamento non sbiadito dalle pressioni delle lobby degli F-gas in tempi brevi.
“L’Europa ha tutte le ragioni, dal clima all’economia e alla salute, per ottenere il titolo di primo continente senza gas fluorurati – concludono Sabbadin e Vela – La promozione dei refrigeranti naturali aumenterà la produzione europea di pompe di calore rispettose del clima (già in atto, in particolare in Italia, Germania e nei Paesi dell’Europa centrale e orientale), ridurrà la dipendenza dalle materie prime e abbasserà il costo del riscaldamento rinnovabile, in particolare per le famiglie che al momento non possono rinnovare completamente le loro abitazioni. Il Parlamento europeo ha colto l’intero puzzle e sta spingendo verso un percorso di trasformazione, invece di esitare a causa delle perdite economiche subite dalle industrie del passato. I Paesi dell’Europa centrale e orientale, inizialmente contrari a una tabella di marcia ambiziosa per la messa al bando dei gas fluorurati, dovrebbero riconsiderare le loro priorità: sostenere la promettente industria nazionale di domani o aggrapparsi al dannoso business as usual. Come tutti sappiamo, ogni treno perso nella transizione verde può tornare più tardi, ma con un costo del biglietto più alto”.