Fluorescenza trovata in 125 specie di mammiferi

Vombato bioluminescente

Ancora sconosciuto il significato evolutivo. La nuova scoperta pubblicata sulle pagine di Royal Society Open Science

La fluorescenza nei mammiferi è più comune del previsto: sono almeno 125 le specie che possono brillare sotto lampade a raggi UV. Lo rivela una ricerca dell’australiano Kenny Travouillon, pubblicata su Royal Society Open Science, sono almeno 125 le specie che brillano sotto la luce ultravioletta.

La fluorescenza è abbastanza comune tra gli animali. È stata segnalata in specie di uccelli, rettili, anfibi, pesci, coralli, molluschi, scorpioni e altri artropodi. Ma era stata descritta meno frequentemente nei mammiferi.

Esaminando gli esemplari conservati nella collezione del Western Australian Museum di Perth invece, dove Travouillon lavora come curatore, ha scoperto che la fluorescenza è presente anche in gatti e koala, orsi polari, ornitorinchi e tanti altri. Risultati positivi in tutti e 27 gli ordini in cui sono classificati i mammiferi viventi e in 79 famiglie, praticamente la metà di quelle conosciute.

Mammiferi bioluminescenti
Immagine da Royal Society/ Travouillon et al/ Ott 2023

“Le aree di fluorescenza includevano pelo bianco e chiaro, aculei, baffi, artigli, denti e parte della pelle nuda”, spiega Travouillon insieme al suo team di ricerca. Nel caso della volpe rossa, per esempio, si è visto che sotto la luce Uv l’interno delle orecchie diventa verde, mentre la pelliccia del pipistrello Rhinonicteris aurantia si colora di un rosa brillante. L’unica specie di mammifero che non ha mostrato fluorescenza esterna è la stenella nana, un cetaceo di cui si sono messi a brillare solo i denti.

“Resta ancora da chiarire se la fluorescenza abbia uno specifico ruolo biologico nei mammiferi”, sottolineano i ricercatori. Il fenomeno “è più comune e intenso tra le specie notturne“, dunque è possibile che aiuti alcuni animali a essere più visibili in condizioni di scarsa luminosità per favorire l’accoppiamento e la difesa del territorio.

Ulteriori studi si concentreranno su animali non conservati, ad esempio vivi o appena morti, perché non sarebbero influenzati dalla potenziale degradazione dei materiali fluorescenti o dalle sostanze chimiche di conservazione. Tra le specie di maggiore interesse ci sono quelle con pellicce  modellate, che possono essere importanti per la segnalazione visiva o il mimetismo, e quelle con stili di vita altamente specializzati.