Fratelli d’Italia presenta un emendamento per condonare le retribuzioni non pagate precedenti al 2020

All’interno del decreto ex Ilva il governo Meloni ha presentato un emendamento che prevede la “cancellazione delle violazioni retributive” fino al 2020 delle imprese con più di 15 dipendenti. A firmare il decreto è il relatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese.

L’emendamento non scollegato al vero tema del provvedimento che riguarda le crisi industriali, e punta a cambiare in maniera radicale il diritto del lavoro andando a sanare tutte le violazioni commesse dai datori di lavoro antecedenti al 2020 in materia di retribuzione.

Cosa prevede l’emendamento sulla “cancellazione delle violazioni retributive”

L’emendamento stabilisce che i crediti di lavoro come straordinari e tredicesima previsti dal contratto, si prescrivono entro cinque anni. La prescrizione inizia a decorrere “in costanza di lavoro” e non da quando cessa il contratto di lavoro come avviene ora.

L’emendamento stabilisce che dopo la messa in mora del datore con diffida scritta, il lavoratore ha 180 giorni per fare causa senza la possibilità che si arrivi ad una conciliazione. In questo modo si ribalta quanto deciso dalla Cassazione con la sentenza 26246/2022 che stabilisce che la prescrizione non decorre durante il rapporto di lavoro in caso il lavoratore sia privo di tutele effettive in caso di licenziamento (tutti gli assunti con il jobs act a partire dal marzo 2015).

Meloni con dietro il simbolo di Fratelli d'Italia
Fratelli d’Italia presenta un emendamento per condonare le retribuzioni non pagate precedenti al 2020 (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

La maxi sanatoria del pregresso

Attualmente, prima che scatti la prescrizione devono passare 5 anni e si possono richiedere fino a 18 anni di arretrati. Con l’entrata in vigore dell’emendamento si possono richiedere al massimo cinque anni, cancellando di fatto con una maxi sanatoria il pregresso. C’è poi un altro aspetto non da poco: chi presenta una causa per paura della prescrizione, e magari è ancora assunto, si ritrova con il rischio  concreto di perdere il posto come ritorsione.

La seconda parte dell’emendamento proposto da Pogliese

La seconda parte dell’emendamento proposto dal parlamentare di Fratelli d’Italia prevede che se un datore applica un contratto collettivo firmato dai sindacati comparativamente più rappresentativi, si presume che la retribuzione sia “giusta” e conforme all’articolo 36 della Costituzione. Questa presunzione può essere superata solo dimostrando che la retribuzione sia “gravemente” inadeguata. Nel caso in cui il giudice dia ragione al lavoratore dimostrando la “grave” inadeguatezza, il datore paga solo dal momento della diffida o della causa stralciando gli arretrati.

Per il presidente della commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto sempre di FdI, la norma sarebbe un modo per “combattere i contratti pirata”. C’è chi sospetta però si nasconda dell’altro. A spiegarlo è Valentina Conte su Repubblica, la quale spiega che con l’emendamento si vuole “restringere il campo di azione del giudice anche nei confronti dei contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil che – come nel caso della vigilanza – prevedono una retribuzione da 5 euro all’ora giudicata dai tribunali inadeguata. Ora dovrebbe essere anche ‘gravemente’ inadeguata. E non basterebbe ad avere gli arretrati”.

Le associazioni imprenditoriali, con Confcommercio in primis, esultano e parlano di “ritrovata certezza del diritto”. Sulla stessa linea Fratelli d’Italia sponsor dell’emendamento. Di diverso avviso Partito Democratico, Movimento 5 Stelle ed Alleanza Verdi e Sinistra che chiedono che l’emendamento venga ritirato in quanto si tratterebbe dell’ennesimo condono. Quanto proposto viene giudicato indecente ed uno schiaffo in faccia ai lavoratori in difficoltà. Sulla stessa linea anche la Cgil e la Uil.

 

 

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