“La scuola è lo specchio della società” disse il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Vo’ Euganeo nel primo giorno di ritorno a scuola dopo la pandemia. Ma se in una classe un ragazzo viene deriso, escluso e perseguitato fino a spegnersi dentro, fino a impiccarsi a soli 14 anni il giorno prima di tornare a scuola, allora in che società viviamo? La vicenda è diventata tristemente nota in questi giorni. Paolo, studente del Pacinotti di Fondi, si è tolto la vita lasciando ai compagni un messaggio che oggi suona come un addio: “Conservatemi un posto in prima fila”. Suonava il basso, amava pescare col padre, era bravo a scuola, ma il bullismo lo aveva già costretto a cambiare istituto alle medie. I genitori avevano denunciato episodi gravi, rimasti senza risposte. Lo chiamavano con cattiveria “Paoletta” o “Nino D’Angelo”, fino a spegnerne il sorriso. “Già in quinta elementare – racconta il padre – avevamo presentato denuncia ai carabinieri: un compagno arrivò a minacciarlo con un coltello, mentre l’insegnante incitava alla rissa”. Insomma Paolo non aveva ancora compiuto 15 anni, ma ha deciso di “spegnersi definitivamente”, come ha detto il parroco durante i funerali. E così resta la domanda: se un ragazzo decide “definitivamente di spegnersi” davanti al cinismo, al bullismo e ai soprusi, allora in che società viviamo?
Proprio nella stessa società che da qualche anno sembra trascinarsi sempre più verso il baratro, chiusa tra crisi economiche, guerre e cinismo. E allora sì, a guardare il mondo in cui viviamo, i conti allora sembrano tristemente tornare. Aveva ragione Mattarella, le scuole sono davvero lo specchio della società.
L’articolo Il 14enne che si è tolto la vita perché bullizzato in classe. Mattarella diceva: “La scuola è lo specchio della società”. E allora i conti tristemente tornano proviene da Blitz quotidiano.