Il belga Tim Merlier, 25 anni, alfiere della Soudal Quick- Step e campione belga in linea su strada, ha vinto con una volata di potenza la terza tappa del Tour de France. Primo al traguardo di Dunkerque. Ha vinto al foto finish sull’azzurro Jonathan Milan. Il friulano non è riuscito nemmeno a Dunkerque a sfatare il tabù della vittoria italiana al Tour. L’ultimo successo azzurro rimane quello di Vincenzo Nibali (2019). Il belga, rimasto senza compagni di squadra, ha dovuto affrontare da solo la volata finale centrando la 61 esima vittoria in carriera. Sempre Van Der Poel in maglia gialla. Milan ha dovuto accontentarsi della maglia verde (classifica a punti).
Omaggio a Dunkerque
Terza tappa, da Valenciennes a Dunkerque di 178,3 chilometri, una delle frazioni più facili del Tour. Solo 880 metri di dislivello, un solo Gran premio della montagna nel finale, peraltro di quarta categoria. Con un arrivo nella città portuale carica di memoria storica. A 10 chilometri dal confine col Belgio, nel giugno del 1940 avvenne una operazione (in nove giorni) di evacuazione navale senza precedenti, che ebbe quasi del miracoloso: 338 mila soldati intrappolati furono portati in salvo, sottratti alla morsa d Hitler, con oltre 600 imbarcazioni di tutti i tipi. Tra queste c’erano mercantili, traghetti, postali a vapore, navi costiere e i famosi “schuit” olandesi, in pratica bagnarole e tinozze in legno.
L’impresa è stata ricostruita in un film che ha vinto (tra l’altro) 3 Oscar e un David di Donatello. Bene, ancora una volta, il Tour si è distinto con un omaggio molto apprezzato. Ne è uscita la tappa che ci si aspettava; una frazione per ruote veloci.

Una tappa per velocisti
Partenza alle 13.33, velocità di crociera, gruppo compatto per oltre un’ora. Vento e meteo da decifrare. Primi 80 km noiosi. Si risparmiano energie. Tutti al coperto gli uomini-jet. Non piove, anzi spunta un timido sole. La maglia gialla Van der Poel è protetta da tutta l’Alpecin. Sale il ritmo gara. Folla a bordo strada. Inizia la terza ora di gara con il plotone sempre compatto. Aumenta il vento, cresce la tensione. Situazione immutata a 70 chilometri dal traguardo. Al chilometro 118 il traguardo volante di Isbergues (20 punti). Sprint vinto da Jonathan Milan. Brutta caduta della maglia verde Philipsen che stava preparando la volata. Il belga della Alpecin, vincitore della prima tappa, costretto al ritiro. Immediato il ricovero in ospedale. Incidente spaventoso. Plotone sotto choc.
Finale col vento al contrario
Ultimi 30 chilometri con il gruppo sempre compatto. Vento in faccia a 30 km/h. Lunghi rettilinei, si temono “ventagli”. Allunga il veterano Tim Wellens (col permesso del gruppo) e va a vincere il Gran premio della montagna di Mont Cassel, poi si ferma e aspetta il gruppo. Lo scalatore belga è la nuova “maglia a pois” (classifica montagna); l’ha ereditata da Pogacar. Ultimi 10 chilometri nervosi, raffica di gomitate e spallate, per guadagnare le migliori posizioni, si organizzano i “treni”, strada totalmente pianeggiante fino a Dunkerque. Volatona esplosiva con una brutta caduta a 300 metri dalla linea di arrivo. Vittoria al fotofinish di Tim Merlier che brucia Jonathan Milan dì millesimi con un gran colpo di reni.
Ordine di arrivo
- 1. Tim Merlier in 4h22’00,
- 2. Jonathan Milan,
- 3. Bauhaus,
- 4. Waerenskijold,
- 5. Bittner,
- 6. Girmay,
- 7. Groves,
- 8. Van Poppel,
- 9. Ackerman,
- 10. Capiot.
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