Legambiente aderisce alla manifestazione per l’Europa e chiede giustizia ambientale e sociale

Legambiente: “Più rinnovabili, più economia circolare, no riarmo, più pace”

Legambiente aderisce alla manifestazione “Una piazza per l’Europa” che si terrà sabato 15 marzo a Roma con lo slogan: “Più rinnovabili, più economia circolare, no riarmo, più pace”

L’Europa ha svolto un ruolo fondamentale per la tutela dell’ambiente e della salute delle cittadine e dei cittadini dei Paesi membri. Un’identità che rischia di smarrire oggi, se non facciamo sentire con più forza la nostra voce.

Sono state tante le occasioni in cui, grazie all’Europa, il nostro Paese ha imboccato la retta via. È stato così per la gran parte della normativa ambientale, varata grazie al recepimento di direttive europee (dalla produzione di energia da fonti rinnovabili all’efficienza energetica, dall’economia circolare alla lotta allo smog, dall’inquinamento idrico alla promozione delle aree protette, dalla riduzione dell’impatto della plastica monouso alla tutela della biodiversità).

È stato così per le nostre gravi lacune infrastrutturali rispetto agli standard europei, colmate in seguito alle procedure d’infrazione, solo grazie alle quali, per fare due esempi tra i tanti, il Comune di Milano decise di realizzare il suo depuratore delle acque reflue nel 2004 e quello di Roma di chiudere la discarica di Malagrotta nel 2013.

È stato così per alcuni cronici problemi ambientali che saranno risolti più velocemente grazie alle condanne della Corte di giustizia europea e al pagamento delle sanzioni, come quelle sulla assenza o carenza di fognature e depuratori in 900 agglomerati urbani, sulle 200 discariche non bonificate, sugli impianti mancanti per la chiusura del ciclo dei rifiuti urbani in Campania, che sono già costate ai contribuenti in Italia quasi 800 milioni di euro. Dovrà essere così anche per la “Terra dei fuochi”, dopo la sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha condannato il nostro Paese per decenni di ritardi e omissioni.

L’Europa non ha giocato solo il ruolo di promotrice di normative che vanno nella giusta direzione o di “cane da guardia” sulle inadempienze degli Stati membri, ma ha promosso anche iniziative importanti per rilanciare il suo protagonismo nello scenario economico globale. Lo aveva fatto nel 2009 con l’approvazione del Pacchetto europeo energia e clima 20-20-20 (che prevedeva entro il 2020 una riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990; un miglioramento dell’efficienza energetica del 20%; il 20% della quota di energia da fonti rinnovabili), con cui assunse l’allora leadership mondiale nella lotta all’emergenza climatica.

Lo ha fatto di nuovo nel 2019, con il varo del Green Deal, un importante piano per la competitività dei Paesi europei sui mercati globali, ancor prima che una strategia per arrivare a zero emissioni nette al 2050. Si tratta, come è noto, di uno potente strumento per far recuperare ai Paesi europei il terreno perduto rispetto alla produzione di tecnologie pulite: nell’era della crisi climatica, infatti, chi prima produrrà le soluzioni tecnologiche più innovative ed efficaci davanti ai problemi che affliggeranno sempre di più il Pianeta, occuperà prima degli altri il mercato internazionale e le venderà in tutto il mondo, creando nuova economia e nuovi posti di lavoro. Vale per la produzione di elettricità da fonte rinnovabile, per la filiera della mobilità elettrica, per la produzione di batterie, per il recupero delle materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, etc.

Non sono mancati ovviamente gli errori da parte di chi ha guidato, in questi decenni di esistenza, l’Unione europea, con politiche comunitari sbagliate, che abbiamo fortemente criticato. Vale per quelle sull’immigrazione, più inclini a voltare lo sguardo dall’altra parte piuttosto che a promuovere azioni concrete di giustizia climatica, solidarietà, accoglienza e inclusione, o per quelle agricole, poco orientate a sviluppare una vera sostenibilità ambientale in questo settore produttivo fondamentale.

Sta accadendo oggi lo stesso con la corsa al riarmo, con l’aumento delle spese militari nei 27 paesi membri, che potrebbero essere sostenute escludendole dai vincoli del Patto di stabilità, rischiando di distogliere risorse dalle politiche su welfare e decarbonizzazione. Siamo invece fermamente convinti che una efficace operazione di peacekeeping nel mondo, soprattutto di fronte alla deriva isolazionista della presidenza di Trump e alla strategia guerrafondaia di Putin, con la criminale aggressione all’Ucraina, si possa fondare solo su una politica europea e mondiale che punti velocemente all’indipendenza energetica dalle fonti fossili, grazie alla diffusione di impianti a fonti rinnovabili, all’innovazione produttiva e alla mobilità elettrica, grazie all’economia circolare in tutte le filiere, a partire da quelle che consentono di recuperare dai rifiuti, come le apparecchiature elettriche ed elettroniche, materie prime critiche fondamentali per la transizione ecologica.

Negli ultimi anni il ruolo importante dell’Europa nello scenario mondiale è stato messo fortemente in discussione dai partiti di ispirazione sovranista, sia in Italia che in altri paesi dell’Ue. La vera e propria azione denigratrice e mistificatrice messa in atto contro le istituzioni europee è stata vista con grande favore da diversi Paesi a partite dalla Russia. Anche gli USA, negli anni della prima e oggi della seconda amministrazione guidata da Donald Trump, hanno usato ogni occasione e strumento per provare a indebolire e delegittimare l’Europa.

L’Europa non è l’incubo descritto dalle forze politiche euroscettiche. Mai come in questo momento – in cui le azioni centrifughe spinte da paesi membri, come l’Ungheria, o extraeuropei, puntano a disgregarla e sono sempre più evidenti le minacce per le democrazie nel mondo – è fondamentale esplicitare con ancora più forza il sostegno alle istituzioni europee, per rinsaldare i suoi primati ed evitare scelte sbagliate, ripetendo errori già commessi nel passato.

È per queste ragioni e con questi obiettivi che Legambiente si mobiliterà per partecipare con la sua rete associativa, fatta di 18 Comitati regionali e 500 Circoli locali, alla manifestazione lanciata da Michele Serra dalle pagine del quotidiano La Repubblica e che si terrà sabato 15 marzo 2025 a Roma a Piazza del Popolo, con lo slogan “Più rinnovabili, più economia circolare, no riarmo, più pace”.

Lo facciamo perché crediamo nel sogno europeo, fondato sui principi di partecipazione democratica, lanciato da Altiero Spinelli con Il Manifesto di Ventotene. Lo facciamo perché vogliamo un’Europa più verde, più innovativa e più inclusiva, protagonista delle uniche azioni di pace nel mondo davvero efficaci, che non sono fondate sull’uso delle armi ma su politiche di giustizia ambientale e sociale.

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